27/02/2025 - TRIBULATION + LIVGONE @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 02/03/2025 da

Report di Sara Sostini
Fotografie di Benedetta Gaiani

Fin dall’uscita di “Sub Rosa In Aeternum” aspettavamo al varco i Tribulation per la prova live: il nuovo disco segna un ulteriore – ennesimo – punto di svolta nella loro carriera, abbracciando in maniera esplicita sonorità new wave e mescolandole con le ‘solite’ atmosfere polverose e catacombali, un pizzico di heavy metal ad ingrassare il suono e, oramai, appena appena una spolverata di quel death metal che invece ne aveva segnato i primi passi. Inoltre, il lavoro uscito sul finire dello scorso anno è stato il primo senza Jonathan Hultén, chitarrista storico della band e compositore: un motivo in più per vedere come sia cambiata la dinamica della band sulle assi di un palco.
Approfittiamo della tappa italiana del tour europeo, al Legend di Milano, un mite giovedì di fine febbraio, per soddisfare le nostre curiosità in proposito.
Ad accompagnare i Tribulation, i paesaggi sonori mutevoli – tra post-rock e doom trasognato – dei Livgone, impegnati nella promozione della loro opera prima, “Almost There”. A voi il resoconto della serata.

È proprio la formazione proveniente da Francia, Polonia e Svezia a inaugurare la serata. I LIVGONE salgono sul palco in un Legend scarsamente affollato (la situazione non migliorerà poi moltissimo, purtroppo), ma questo non sembra minimamente scoraggiarli: i cinque attaccano con la propria peculiare miscela in cui introspezione, stacchi cadenzati e rallentamenti assorti giocano a rincorrersi e ritrovarsi nelle varie canzoni.
La cantante Élise Aranguren conduce il tutto con la propria voce cristallina, mentre le dita viaggiano sulla tastiera, fiancheggiata dalle chitarre di Michal Kielbasa e Charles Hedger (già in forze con Mayhem e Shining svedesi), mentre la sezione ritmica costruisce muscoli sulle note per dare meglio la spinta.
Il loro ‘stare sul palco’ è molto semplice, se vogliamo: niente scenografie o visual, abbigliamento minimale, nessuna posa o quasi, solo qualche accenno di danza da parte di Élise nelle parti strumentali. I Livgone lasciano che sia la musica a rappresentarli: il paragone con i nostri Messa ci è tornato spesso in mente, sia per il tipo di musica proposta, così oscillante tra atmosfere raccolte, riff rallentati in odore di doom, shoegaze, post-rock e post-black metal, che per attitudine, appunto.
Sul palco, i brani che compongono “Almost There” acquistano una nuova pelle, più rarefatta nelle parti calme e più mordace in quelle propriamente ‘metal’- ci rimangono in mente, in particolare l’iniziale “Dance So I Can” e “Silverstone”. Quello che forse manca un po’, è proprio quel guizzo in più in termini di personalità che ‘stacca’ una formazione da un marasma di standardizzazioni un po’ indefinite, ma crediamo che ci sia margine, per i Livgone, per costruirselo con il tempo.

 

Il tempo di una boccata d’aria, e rientriamo nel locale, nel frattempo – grazie a luci soffuse, incenso e una lunga intro dal sapore mediorientale – trasformatosi, nelle intenzioni, in qualche sotterraneo scappato via da un romanzo gotico.
La scenografia dei TRIBULATION è minimale (delle finte vetrate gotiche a fiancheggiare la batteria, arricchite da giochi di luce, capaci comunque di creare un certo effetto suggestivo, nel loro insieme), ma è compensata da una discreta attitudine black’n’roll e il canonimo make-up cadaverico.
Sin dalle prime note della doppietta “The Unrelenting Choir”/”Tainted Skies” ci rendiamo conto quanto la patina new wave (evidente soprattutto nel secondo dei brani citati, o in “Saturn Coming Down”, proposta più avanti nella scaletta) di cui l’ultimo loro lavoro è impregnato si sposi particolarmente bene con l’identità che i vampiri svedesi hanno cercato di costruirsi col tempo. Un’identità che, se in passato è risultata un po’ sfocata o diluita, come se i Nostri fossero un po’ persi al proverbiale crocevia, stasera vediamo in parte ricostruita, aggiornata: non è un caso che, per esempio, “Where The Gloom Becomes Sound” sia a malapena rappresentato da un solo brano, mentre i lavori precedenti (con l’unica eccezione di – sigh – “The Horror”) vengono ampiamente ripercorsi, insistendo molto sull’ultimo lavoro, specialmente nella seconda parte dello show.

Sicuramente i lunghi tour di spalla a molteplici nomi medio-grossi della scena hanno contribuito a fortificare le ossa dei nostri, in termini di regia del concerto e interazione col pubblico, con un Johannes Andersson particolarmente gioviale dietro microfono e basso, e a proprio agio nelle parti vocali abrasive come in quelle pulite (una delle sorprese di “Sub Rosa In Aeternum”) sostenuto dall’immancabile – e sempre più efebico – chitarrista Adam Zaars, cui dobbiamo, tra gli altri, la bontà di “Nightbound” o “Lacrimosa”, accolte calorosamente dal pubblico, a testimonianza di quanto “Down Below” sia ancora apprezzato a distanza di anni (e non possiamo che concordare, in merito), con quell’ottima sintesi tra heavy metal, le asperità più estreme e l’immancabile patina vintage a tenere insieme tutto.
Notiamo come alla seconda chitarra non ci sia il ‘nuovo’ (si fa per dire) Joseph Tholl, ma Tobias Alpadie, la cui baffuta e ruspante presenza scenica ricorda più un avventore-tipo del “Titty Twister” di “Dal Tramonto All’Alba” che un comprimario del “Nosferatu” di Eggers (giusto per rimanere in tema vampiresco), mentre Oscar Leander alle pelli è come sempre davvero una garanzia, che si tratti del groove incalzante di “Melancholia”, uno dei singoli dell’ottimo “The Children Of The Night” o dei ritmi goticheggianti della recente “Hungry Waters” (e i suoi cori).
Sono però, come ogni volta che chi scrive ha avuto modo di vedere i Tribulation, gli estratti da “The Formulas Of Death” a scaldarci il cuore davvero: la carica crepuscolare, decadente e allo stesso modo urticante, di quel disco rimane un piccolo gioiellino nonostante il passaggio degli anni, un ottimo esempio di come si possa svecchiare la ‘vecchia scuola’ del death metal senza rinnegarne i dogmi, apportando allo stesso tempo qualcosa di mefiticamente nuovo e personale.
Sentire di nuovo “Suspiria de profundiis”, oltre alla sempre splendida doppietta “Rånda”/”Ultra Silvam” (con i rispettivi refrain di note che rimarranno per giorni ad infestarci le orecchie) è sempre bello: il percorso musicale dei vampiri di Arvika ha preso strade diverse da quella – forse non sempre ‘vincenti’ in termini di successo col pubblico, e la poca affluenza di stasera sembra purtroppo dimostrarlo – ma non neghiamo che un ritorno musicale (crediamo improbabile) in antri soffocanti e cripte sconsacrate ci renderebbe davvero felici.
Eppure, l’ora e mezza di concerto di questa sera dimostra anche che, nonostante incertezze, tentennamenti e cambi di rotta, i Tribulation si presentano nuovamente compatti e determinati a continuare ad infestare la scena, a modo loro. E i loro sorrisi dopo l’encore “Strange Gateways Beckon” sembrano testimoniare quanto siano comunque contenti di farlo.

Setlist Tribulation:
The Unrelenting Choir
Tainted Skies
Nightbound
The Lament
Hamartia
Suspiria de profundis
Rånda
Ultra Silvam
Melancholia
In Remembrance
Hungry Waters
Saturn Coming Down
Murder in Red
Lacrimosa

Strange Gateways Beckon

LIVGONE

TRIBULATION

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