SANCTITY
A dar fuoco alle polveri ci hanno pensato i Sanctity, band americana scoperta di recente dalla Roadrunner Records e che ha il debut “Road To Bloodshed” in uscita proprio in questi giorni. Chi scrive, sino ad oggi, aveva avuto modo di sentire soltanto un paio di brani del gruppo su MySpace, tuttavia ha gradito abbastanza il breve show, che ha visto il quartetto suonare per circa venti minuti e ottenere un buon feedback dal pubblico. Musicalmente i nostri possono essere visti come una versione più muscolosa dei Trivium: questi ultimi, come noto, giocano a rivisitare il sound dei vecchi Metallica con una dose maggiore di tecnica e melodia, mentre i Sanctity fanno lo stesso prendendo però come punto di partenza il sound dei Testament (il cantante assomiglia pure al giovane Chuck Billy!). Peccato per i suoni – sempre troppo alti – ma la band è comunque riuscita a intrattenere nel migliore dei modi.
GOJIRA
I post-death metaller Gojira in un bill come questo c’entravano come i classici cavoli a merenda, tuttavia il quartetto francese è inaspettatamente riuscito a coinvolgere buona parte della folla, che ha applaudito puntualmente i nostri in tutte le pause e alla fine di ogni brano. Reduci da un tour di un mese e mezzo negli Stati Uniti assieme a Lamb Of God, Machine Head e Trivium, la band è apparsa affiatatissima e compatta e in circa mezz’ora ha riversato sugli astanti tutte le hit degli ultimi due full-length: da “Ocean Planet” a “Flying Whales”, passando per “Backbone” e “Remembrance”. Il sottoscritto aveva già avuto modo di vedere i Gojira on stage solamente pochi mesi, all’ultimo Summer Breeze festival, eppure ha trovato il gruppo migliorato ulteriormente e molto più bravo a tenere il palco. Peccato per il breve tempo concesso loro… ma anche questa sera i nostri hanno confermato di essere una realtà da tenere assolutamente d’occhio. Ascoltateli, se ancora non lo avete fatto!
ANNIHILATOR
L’arrivo degli Annihilator, il “very special guest” di questo tour dei Trivium, è stato annunciato niente meno che da Corey Bealieu, chitarrista di questi ultimi e grande fan di Jeff Waters e soci. Forse per evitare che questi veterani venissero ignorati dai kid più giovani, Corey ha sottolineato più volte che si stava parlando di una band storica e che è fra le preferite dei Trivium, facendo così in modo che il pit rimanesse colmo di gente. Una decisione azzeccata e provvidenziale, soprattutto perchè gli Annihilator, una volta saliti sul palco, non sono apparsi particolarmente affiatati e brillanti, anzi! Le nuove “Operation Annihilation” e “Clown Parade”, nonostante la solita presenza scenica di Waters, sono state rese in maniera a dir poco moscia e imprecisa (soprattutto a livello vocale), mentre solo la jam con Corey nella successiva “King Of The Kill” ha trattenuto molti degli astanti dall’andare a prendersi una pausa. Per fortuna, con “Never Neverland” e “The Fun Palace” gli Annihilator hanno cominciato ad entrare in forma e ad esprimersi discretamente, però si è arrivati su livelli davvero buoni soltanto nel finale, affidato a “Refresh The Demon” e al classico “Alison Hell”, brani che hanno visto il giovane frontman Dave Padden una volta per tutte a suo agio sia dietro al microfono, sia in veste di chitarrista ritmico. A show concluso, Waters ha quindi ringraziato calorosamente il pubblico (sul finale molto partecipe) e ha dichiarato che per lui è stato un piacere esibirsi nuovamente all’Apollo: gli Annihilator, infatti, ci avevano già suonato nel 1991 di spalla ai Judas Priest. “Come vi siete ridotti!”, staranno ora pensando molti fan!
TRIVIUM
Ci si aspettava un cambio palco interminabile, invece, dopo soli venti minuti dalla conclusione dello show degli Annihilator, i Trivium sono saliti sul palco – nel frattempo attrezzato con il loro telone con il logo, un impianto luci imponente e diverse piattaforme sopraelevate – attaccando con la nuova “Entrance of The Conflagration”, seguita a ruota dalla cadenzata “Detonation”. I suoni, come prevedibile, erano eccellenti e la band ha iniziato sin dalle primissime battute a giocare con la folla e a muoversi in ogni angolo del palco, facendosi spesso ritrarre in pose da guitar hero sulla scalinata posta di fronte alla batteria di Travis Smith. Sarà forse perchè il concerto era quasi sold out e che il pubblico era praticamente in preda a delirio collettivo… oppure perchè tutto sul palco funzionava a meraviglia, sta di fatto che, una volta tanto, Matt Heafy (in t-shirt stracciata e jeans elasticizzati) ha messo da parte la sua classica espressione imbronciata e gli atteggiamenti un po’ arroganti, mettendosi invece a scherzare e a sorridere come i suoi compagni, questi ultimi da sempre molto più “alla mano” e con i piedi per terra. Dopo qualche brano, lo show si è quindi tramutato in una sorta di grande festa tra amici, con i Trivium affiatatissimi, simpatici e sempre pronti ad elargire brani vecchi e nuovi ai fan (“Rain”, “To The Rats”, “Requiem”…) e questi ultimi letteralmente impazziti e spesso quasi sul punto di spezzare il cordone della security e invadere il palco. Ottima, insomma, la performance della band (solo Paolo Gregoletto ha faticato un po’ con le backing vocals) e decisamente buona la resa live di pressochè ogni brano proposto, con le anthemiche “We Are The Fire” e “A Gunshot To The Head Of Trepidation” saldamente in cima alle preferenze di coloro assiepati sotto il palco e con la iper melodica “Dying In Your Arms” a fare la felicità di mamme e bambini. Con le note del piccolo classico “Pull Harder On The Strings Of Your Martyr” è stata poi messa la parola fine al concerto. Ci si aspettava un grande successo, e così è stato, con i Trivium osannati quasi come dèi per tutta la durata dello show. Adesso per loro sarà dura ritornare sulla terra… dubitiamo infatti che nel resto d’Europa l’accoglienza sarà la stessa!