12/12/2012 - ROB ZOMBIE + MARILYN MANSON @ Unipol Arena - Casalecchio di Reno (BO)

Pubblicato il 15/12/2012 da

A cura di Davide Romagnoli
Foto di Francesco Castaldo

Dodici dodici dodici. Gelo penetrante. Messe e veglie di preghiera per contrastare l’evento – o  avvento – dell’Anticristo, o meglio degli Anticristi. Quale migliore occasione per sentire odore di Apocalisse? Nel bolognese, all’ex Futurshow, termina il tour-sodalizio tra due mostri sacri della musica del Diavolo, che tanto timore ha inculcato nelle menti delle generazioni di fine Nineties. Un tour che di solidale ha avuto ben poco: dietro le quinte, infatti, si è consumato molto di quell’astio immortale che intercorre tra i due artisti. Scaramucce su quanto è più figo uno dell’altro, su chi ha suonato quanto o che cosa in più dell’altro, su chi si è fregato i musicisti di chi. Fatto sta che i due – Rob Zombie e Marilyn Manson – sono riusciti a finire questo tour così impegnativo e ora è possibile tirare definitivamente le somme di quello che è il discorso sul Twins Of Evil Tour 2012.

 

 

MARILYN MANSON
Dai. C’è ancora gente che crede di vedere il buon vecchio Reverendo cantare “Coma White” o “Rock Is Dead” come ai bei tempi di “Mechanical Animals”? Per quanto la risposta possa essere retorica e/o venata di nostalgia, quello che di contingente si presenta è una folla sparuta di giovani stoici che si riversa subito sulle prime file per ammirare da vicino il proprio idolo. Veramente pochi sono i partecipanti a questa data finale dei Gemelli del Male nel Belpaese. Forse sono più le magliette-pirata in vendita nelle bancarelle di fuori che i presenti nel palazzetto: sicuramente questo rispecchia fedelmente il modo in cui, in Italia, del vecchio Manson non si è ancora del tutto stufi. Sicuramente questa sera, per il popolo tricolore, l’headliner è proprio lui, mentre Zombie appare sparutamente nelle magliette di qualche trentenne cineasta che aspetta sui bordi il secondo headliner della serata, o nello stand di qualche ‘magliettaro’ particolarmente fornito. Al di là di queste reminiscenze e delle diatribe che hanno intaccato dal backstage anche i fan dei due, ecco salire sul palco il Reverendo con l’opener “Hey, Cruel World”. Questa, come le altre song del nuovo disco, se qualcosa poteva dire in studio, non lo fa dal vivo, complici i suoni, complice la band di bassa caratura, ma complice, soprattutto, la voce del nostro caro Brian. Non cambia poi molto con le hit immortali “Disposable Teens”, “The Love Song”, anche se sono talmente intagliate nella mente dei fan – immortali, appunto – da riuscire comunque apprezzabili. Si chiudono gli occhi, ci si ricorda i videoclip, le storie, la paura che allora suscitavano, Columbine, la poesia. Il Manson che abbiamo tutti amato è lì, si dibatte, si (di)mena, si sdraia, tutto sommato si impegna anche, ma tutta questa facciata è quasi più parodica del burattino che ha sempre simulato di interpretare sull’alto trono di “Antichrist Superstar”. “Coma White”, con la solita neve simulata che scende sul cappello e il cappotto di Brian, fa veramente pensare che è un vero peccato rovinarla così, neanche fosse una coverband a suonarla. Twiggy c’è. Ma non al basso. E non abbastanza. La produzione non suscita particolare interesse nei presenti e tutto si scioglie come neve con sale, dopo la finale “The Beautiful People”. Peccato, Brian. Ti abbiamo tanto, tanto amato.

Setlist:
Hey Cruel World
Disposable Teens
The Love Song
No Reflection
mOBSCENE
The Dope Show
Slo-Mo-Tion
Rock Is Dead
Personal Jesus
Sweet Dreams (Are Made Of This)
Coma White
King Kill 33° – Antichrist Superstar
The Beautiful People

 

ROB ZOMBIE
King Kong che afferra la giovane Dwan è il sipario che separa il palco dai fedeli rimasti, dopo la deludente prestazione del Reverendo. Puntuale come un orologio svizzero, ecco partire la carpenteriana intro di “Sawdust In The Blood”. Forse in pochi se ne sono accorti, ma Mr. Zombie, appena uscito dal simil-wickerman a centro palco, non entra subito nella strofa. Suvvia, è un uomo di spettacolo. ‘All hail Jesus Frankenstein’: ritornello inequivocabile dell’opener preferita da quando Zombie è tornato sui palchi d’Europa. Di filata, la carrellata dell’horror presentata sui megaschermi scandisce il tempo e la setlist che presenta immediatamente “Superbeast” e “Meet The Creeper”. Pochi dubbi, zio Roberto è di un livello superiore. Ora come ora. Il regista/fumettista/cantante dimostra che questa fine del mondo per lui non è ancora arrivata. E se arriverà, sarà il suo show che ne detterà i tempi. Ed è veramente un piacere sentire grandi pezzi come “Living Dead Girl”, “More Human Than Human”, le (ormai non più) nuove “Mars Needs Women” e “Sick Bubblegum”, suonate da una band di fino, riuscire meglio che su CD, oltretutto accompagnate da standard di produzione davvero all’altezza della situazione. La carriera ad Hollywood ha aiutato sicuramente il buon Zombie a pianificare cotanto labor limae nei video, nelle pause, nella forma live. Basta vedere come gli assoli rispettivi di Ginger e di John5, bellissimi tra l’altro, diventano combinazioni fondamentali a movie trailer e passerella in arena con guardie del corpo e torcia da parte di Sir Zombie. I pochi partecipanti all’evento rimangono esterrefatti dall’appeal di zio Roberto che, purtroppo, per motivi sociolinguistici non riesce a comunicare bene con un pubblico decisamente poco anglofono, ma che applaude a ritmo di ‘Zombie, Zombie”‘ inno ormai classico per il frontman. E’ quasi un peccato sentirgli dire che questa è stata la data più piccola, di location e partecipazione, di tutto il tour. Forse è giusto che sia finito. Anche se, per chi ha avuto la fortuna di vedere anche la data alla 02 Arena, il giorno successivo a quella dei Rolling Stones, di spettacoli così non ce ne sono poi molti. La setlist in quel dell’Unipol, infatti, non prevede la spettacolare hit “Pussy Liquor”, suonata in UK con i video tratti da “House Of 1000 Corpses”.  Questo è un vero peccato. Tutti vogliono di più. Ma la serata e il tour – ma non il mondo – sono quasi finiti. E il trailer di “Lords Of Salem” manda un arrivederci in sala a tutti i fan del regista che, però, regala ancora la sua hit più famosa: “Dragula”. E dopo i ‘Dig – Slam – Burn’ cantati da tutti, un good-fucking-night chiude poeticamente la serata nel bolognese. Non vengono fuori sui tabelloni sul palco, ma nella mente di ognuno dei partecipanti appaiono quasi magicamente, come su Sky, le statistiche partita: possesso palla e tiri in porta fanno capire come l’ago della bilancia penda tutto dalla parte dello zio Roberto. A Manson, forse, qualche salvataggio in calcio d’angolo e fuorigioco. Non è stata la fine del mondo questa notte. Non per tutti. Sicuramente non per tutti gli Zombie-fan presenti e per chi ha comunque assistito al momento d’oro di Robert Cummings, in arte Zombie. E pensare che, poco più in là, nella veglia di preghiera per contrastare l’avvento del Male, don Giulio diceva che Lennon, come i Queen, cantava contro il Paradiso.

Setlist:
Jesus Frankenstein
Superbeast
Meet The Creeper
Living Dead Girl
More Human Than Human
Theme For An Angry Red Planet – Mars Needs Women
Drum Solo
Never Gonna Stop (The Red, Red Kroovy)
Sick Bubblegum
Scum Of The Earth
Lords Of Salem
Thunder Kiss ’65
Guitar Solo
School’s Out (Partial)
Dragula

 

2 commenti
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