31/03/2017 - TYGERS OF PAN TANG + DOMINE + ANGEL MARTYR + BULLET PROOF @ Exenzia Club - Prato

Pubblicato il 10/04/2017 da

Report a cura di Edoardo De Nardi

Metalitalia.com vi racconta la calata dei Tygers Of Pan Tang in Toscana, serata dalle tinte classiche affrontate dalle varie band in questione con stili differenti tra di loro e spunti personali che hanno reso il concerto un concentrato di varie anime, tutte accomunate dalla passione generale per l’heavy metal. Poter assistere ad una nuova prova su palco del seminale gruppo inglese non è forse cosa rara, vista la comunque accesa attività live del gruppo, ma desta sicuramente forti emozioni sentire scaturire dagli amplificatori alcuni dei riff di chitarra più iconici della storia del metal, senza considerare la presenza in veste di guest di un tassello fondamentale della storia musicale italiana corrispondente al nome di Domine. Procedendo con ordine, addentriamoci quindi nella descrizione della serata…

 


BULLET PROOF

Il concerto inizia piuttosto presto considerata la scaletta generale e questo sicuramente non aiuta i Bullet Proof nelle loro battute iniziali e nell’affluenza sotto palco; non intimoriti da questo, i ragazzi sfoderano da subito con caparbietà la loro massiccia miscela di heavy/thrash pesante e ricco di groove, elemento preponderante nel DNA dei Bullet Proof, che riescono però a declinare la loro proposta secondo svolgimenti non necessariamente monotematici. Se a farla da padrone è infatti una certa insolenza modern metal di panteriana memoria, non mancano momenti più tirati figli del thrash più genuino ed episodi più propriamente heavy metal che colorano non poco la breve prestazione del quartetto. La struttura dei pezzi si dimostra già piuttosto matura e non scontata, puntando molto su ritornelli di impatto e ben memorizzabili, a cui fanno seguito parti abbastanza intricate su cui si stagliano gli ottimi solo delle due chitarre, mentre basso e batteria mantengono alto il ritmo durante le canzoni. A delle pregevoli capacità compositive quindi, si accompagna una buona padronanza tecnica dei musicisti, che, escluso qualche attimo di smarrimento qua e là, danno un carattere deciso e sicuro alla prestazione.

ANGEL MARTYR
Il tempo di preparare velocemente le loro cose, che gli Angel Martyr guadagnano il palco dell’Exenzia, calandoci immediatamente nel fumoso contesto heavy metal degli anni ’80. Stilisticamente, infatti, i Nostri non sembrano affatto interessati a quanto successo nella scena negli ultimi decenni, quanto piuttosto a riproporre con trasporto quello stile solenne, melodico e fiero che ha reso grandi i nomi immortali di questo genere. Il riffing quindi non risulterà mai particolarmente innovativo o fresco, ma va riconosciuta alla band la capacità di reinterpretare alcuni dei passaggi più classici del metal con grande competenza, risultando nel complesso un ottimo antipasto a quelle che saranno le sonorità della band headliner. I registri vocali di “Hammerhead” si muovono su tonalità altissime, quasi proibitive, senza mostrare segni di cedimento o sbavature, sintomo di una grande padronanza tecnica del cantante che si occupa anche delle chitarre, rivestendo il ruolo di frontman negli Angel Martyr; mentre aggiungono foga e sporcizia il suono e la prestazione del basso, sempre quadrato e solido in tutti i frangenti. Poca inventiva segna forse la prova del batterista, così come si farebbe apprezzare forse la presenza di una chitarra in più ad irrobustire il sound. Ma, a conti fatti, anche gli Angel Martyr raccolgono con merito gli applausi dei presenti al termine del loro concerto.

DOMINE
Il nome dei Domine ha rappresentato nei tardi anni novanta/primi duemila un vero e proprio motivo di orgoglio per il metal italiano, dal momento che i Nostri hanno rappresentato sicuramente uno dei nomi di maggiore spicco nell’allora lanciatissima scena power internazionale e non solo, decretando un successo per la band che pare continuare ad attirare anche a distanza di molti anni, alla luce del vivo interesse che gran parte del pubblico nutre rispetto alla loro performance. Naturalmente i Domine mettono subito in scena uno spettacolo maestoso, baciato da suoni decisamente migliorati rispetto ai gruppi precedenti e capaci di trasportare con emozione nelle lande incantate descritte nelle liriche delle canzoni. Stupisce sinceramente trovare un Morby ancora così agguerrito ed impeccabile alla voce, ugola d’oro che tanto ha segnato lo stile del gruppo in passato e che continua oggi a graffiare come se il tempo si fosse fermato, mentre sempre preciso è l’operato dei fratelli Paoli al basso e alla chitarra e di Stefano Bonini alla batteria, donanti un carattere di rodata professionalità che pervade costantemente lo svolgimento delle canzoni. La scaletta alterna sapientemente alcuni dei successi più conclamati della loro discografia, accendendo gli animi dei presenti che si lanciano in acclamazioni, cori ed applausi alle gesta dei musicisti sul palco e seguono con trasporto le dinamiche ora delicate e sognanti, ora tirare ed aggressive dei pezzi presentati, creando un bel rapporto di intimità e coinvolgimento tra pubblico ed artisti. Nonostante il genere abbia vissuto nel tempo un generale calo di interesse e vitalità, è impossibile non tornare nostalgicamente al passato con la musica dei Domine, che ancora a distanza di tempo dimostrano il piglio e la personalità da primi della classe.

TYGERS OF PAN TANG
Terminata la prova dei Domine e dopo un cambio palco un po’ più lungo del dovuto, arriva finalmente l’ora delle Tigri inglesi e del loro metal classico e stradaiolo, segnato nelle sue battute iniziali proprio dai Tygers Of Pan Tang stessi. Della storica formazione iniziale, rimane oggi il solo Robb Weir alle chitarre, che è riuscito però, nel riformare la band, ad assemblare una lineup difficilmente attaccabile sotto ogni punto di vista: basso, batteria e seconda chitarra infatti macinano riff senza il minimo segno di errore o indecisione, ed aumentando anzi via via col procedere del concerto il trasporto del pubblico e la chimica tra di loro, raggiungendo un grado di affiatamento davvero encomiabile. Discorso a parte merita sicuramente la prova dell’italianissimo Jacopo Meille, in forze alla band già da diversi anni ormai e capace di una prestazione vocale letteralmente spaventosa: il cantante infatti è dotato di una voce caldissima, un’estensione invidiabile ed una potenza poderosa che pervade con enfasi tutta la sala, aggiungente ancora più valore ad una prova di per sé già più che soddisfacente. Piace vedere cinque amici, oltre che musicisti, divertirsi e divertire insieme, piace l’alchimia attiva e positiva che si viene a creare durante la loro esibizione e soprattutto fa molto piacere poter considerare uno dei prime mover della scena NWOBHM come un nome ancora validissimo e non sperduto inesorabilmente nell’oblio toccato a molti dei nomi di punta di questa particolare corrente musicale. L’impeto e la grinta non saranno più forse quelli di una volta, ed una certa malinconia affiora latente durante le canzoni storiche presenti in scaletta, ma questo non deve influire nel giudicare più che positivamente una band ancora attiva, viva e vegeta, innamorata della propria musica e determinata a trasmettere con essa gli stessi valori di oltre trent’anni fa.

 

 

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