07/11/2019 - UFOMAMMUT @ Santeria Toscana 31 - Milano

Pubblicato il 17/11/2019 da

Report a cura di Giovanni Mascherpa

Venti candeline per gli Ufomammut, celebrate con un curatissimo boxset comprendente un’edizione rivista e abbellita di tutti i loro album, oltre ad un disco bonus nel quale i Nostri rileggono, in una veste synth-acustica, alcuni passati cavalli di battaglia. Compleanno che giunge alla sua celebrazione live al Santeria Toscana 31, già due anni fa teatro del release show di “8”. Una venue che per la sua qualità acustica aveva reso assai riuscita la precedente esperienza, bissata per uno show extralarge che possa dare adeguato lustro a una carriera tanto lunga e ricca di allori. Fa da corollario una piccola esibizione di locandine di concerti firmati dal collettivo Malleus – di cui fanno parte gli stessi Poia e Urlo degli Ufomammut – e da altri importanti artisti: pochi quadri, dati gli spazi non considerevoli a disposizione, abbastanza per avere un intrattenimento visivo di valore prima del concerto. Affluenza discreta, se consideriamo la data infrasettimanale e la caratura dell’evento, dedicato comunque a una realtà underground, per quanto nota in tutto il mondo, come quella del trio tortonese.

 

Se concerto speciale dev’essere, giusto presentarsi in modo completamente inedito e, probabilmente, irripetibile. Ecco allora che il macello di frequenze basse, fuzz e riverberi colossali viene rinviato, per concedere un prologo dedicato interamente a “XX”, l’ep rilasciato quest’anno assieme al boxset del ventennale. All’inizio sono on-stage solo Poia alla chitarra acustica e Urlo dietro il banco delle tastiere, per le versioni fedelissime e, ci permettiamo, più immaginifiche di “SATAN” e “PLOUTON”. Come rilevato in “XX” e nel disco solista “The Mon”, la voce di Urlo sa destreggiarsi benissimo anche sul pulito, le timbriche flebili e morenti sono affrontate con sicurezza e la performance è fin migliore di quelle in studio. Come accresce di emozionalità l’acustica di Poia, che con poche pizzicate sa evocare un’immensa desolazione e la vastità di spazi isolati e senza fine. Scorrono sull’ampia parete retrostante i consueti filmati dalla trama intangibile, che accompagnano gli Ufomammut dal vivo ogni volta secondo un tema diverso. In questo caso, se vogliamo, l’immaginario rimarrà nel complesso meno disturbante e concitato di altre situazioni, ma sarà medesimo l’effetto, ovvero quello di portare ulteriore disorientamento in un set prima intimo, quindi di giganteggiante energia e follia psichedelica. L’insediamento di Vita alla batteria non cambia granché il clima quieto e spiritualeggiante di “XX”, suonato per intero e senza variazioni nell’ordine della tracklist. Terminata questa parte, sgombrato in un attimo il palco, ecco in scena la versione cattiva e metallica della band, che, seppur ammirata spesso in questi anni, ha il raro pregio di rendere unica e memorabile ogni sua apparizione, rivoltando la setlist e il modo di affrontarla per offrire uno spettacolo che non sia la mera copia di altri precedenti. A “Void” il compito di aprire le porte alla valanga di watt, gli Orange alle spalle dei musicisti messi alla frusta per tenere il passo di cotanto ardore. Al terzetto non servono mosse da astuti intrattenitori o pose artefatte, basta suonare come sa fare e sfogare l’energia che ha addosso. Poco spazio alle derive drone e a litanie cerimoniali, molto ne è invece concesso ad attacchi spigolosi e uragani di note di immediato effetto. Le casse vanno in sovraccarico sotto i colpi di “Temple”, “Stigma”, “Stardog”, suonate all’arma bianca, bollenti, una botta dietro l’altra di sludge-doom impietoso e spiritato, che manda su di giri un po’ per volta il pubblico accorso. Le rare pause lisergiche nulla stemperano la marea urlante, è un’esibizione sudata e passionale, seppur mai caotica o rozza, quella del terzetto; nonostante sia nota e rassicurante la capacità di dare ancor maggior spinta al proprio materiale live, la ricorrenza del ventennale pare spingere a rinnovati vertici di intensità gli ormai esperti strumentisti piemontesi. Graditamente, le pause sono a loro volta ridotte all’osso e la band si dà allo sfinimento, allestendo in alcuni brani una specie di jam settantiana, aggredita con la veemenza del metal odierno: una scottante carneficina. Al termine di “Zodiac”, i ragazzi mostrano di non averne abbastanza, abbandonano per qualche attimo il palco giusto per far crescere l’attesa, infine ricompaiono dandoci dentro con foga se possibile più accesa, per “Oroborus”, “Hellcore” e “God”, in un’eruzione sfrenata di rumore ottundente e cavalcato con la sapienza di chi da tempo indica la strada maestra di questi suoni. Auguriamo al gruppo almeno altri vent’anni a questi livelli!

Setlist:
SATAN
PLOUTON
LACRIMOSA
INFEARNATURAL
MARS
DESTROYER
Void
Sublime
Temple
Eve (Part III)
Stigma
Stardog
Zodiac

Encore:
Oroborus
Hellcore
God

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