Report a cura di Valentina Mevoli
Tornano gli Ugly Kid Joe in Italia, un evento imperdibile per tutti i grandi nostalgici degli anni Novanta. L’ultima volta che la band californiana è passata da Milano era il 2012, in occasione del Gods Of Metal, ma l’appuntamento mattutino aveva sicuramente penalizzato l’esibizione in termini di presenze sotto al palco. L’8 di giugno, la formazione capitanata da Whitfield Crane è tornata dunque ad esibirsi in un luogo al chiuso, il Legend Club di Milano, dopo un’assenza dai locali meneghini che durava addirittura dallo scorso millennio. Tuttavia, anche in questa occasione gli Ugly hanno una bella prova da affrontare: a pochi chilometri da lì, all’Alcatraz di via Valtellina, in piena contemporanea, sono attesi gli Slayer. Riuscirà il pubblico milanese a non perdersi questo evento che ha tutto il sapore di una festa di buon ritorno? I bolognesi Noise Pollution hanno il compito di scaldare gli animi.
NOISE POLLUTION
La band sale sul palco alle 22 in punto. Sebbene il pubblico ancora scarseggi, il quintetto si dimostra subito molto carico. Con due album all’attivo, l’ultimo “Unreal” uscito meno di un anno fa, i bolognesi dimostrano in crescendo di saper scaldare i presenti. Il loro hard rock con richiami all’alternative metal è solido e ben strutturato, grazie anche a un’ottima prova della sessione ritmica sostenuta da Chris Albante alla batteria e Lorenzo Magni al basso. Il pubblico lentamente aumenta e apprezza. Gli applausi sono sinceri e i presenti rispondono all’invito del cantante, Amedeo Mongiorgi, a saltare e muoversi. La setlist sciorina quasi nella sua totalità brani tratti proprio dall’album del 2016. Il nuovo singolo “Mad”, così come la tiratissima “Shame”, ma anche la più tranquilla “Unreal”, raccolgono spontanei apprezzamenti. Di sicuro la risposta della gente aiuta i cinque ad accrescere la propria disinvoltura. Tant’è vero che per accomiatarsi ci offrono una cover di “Helter Skelter” dei The Beatles, durante la quale il cantante e i due chitarristi scendono direttamente in sala fra il pubblico, concludendo con successo l’impresa di preparare gli animi per gli headliner.
Setlist:
Gone Forever
Hole Inside Me
Breakin Down
Mad
Unreal
God Of Sadness
Shame
Two Faced
Encore:
Helter Skelter (The Beatles cover)
UGLY KID JOE
Inizieremo subito con lo scrivere che a pochissimi minuti dalle 23 il Legend Club di Milano all’improvviso si presenta quasi del tutto colmo. Ciò basterebbe già a scacciare i timori iniziali di una serata rovinosamente vampirizzata dall’altro attesissimo concerto in città. Quello che ci sorprende piacevolmente, però, è scoprire che molti milanesi questa sera hanno scelto di concedersi una doppietta, correndo da un locale all’altro neanche fossimo agli happening della settimana della moda. Uno sforzo, quello del pubblico, sicuramente da lodare, coadiuvato anche da una scelta degli orari da parte dagli organizzatori che ha permesso alla gente di godersi ben due serate. Quando inizia l’intro, che accoglie i musicisti sul palco, nelle prime file si sta già piuttosto stipati. L’entusiasmo esplode sulle note di “Neighbor”, che fa da apripista di setlist. Ritroviamo sul palco, dopo un’assenza dalle date europee durata oltre un ventennio, Dave Fortman alla chitarra. È percepibile da subito che gli Ugly sono qui per offrirci un’esperienza scanzonata e allegra, perfettamente in linea con l’immagine che chi li segue fin dagli esordi conserva gelosamente nel cuore. Sono tutti in bermuda e scarpe da skateboard, fatta eccezione per Zac Morris, il batterista, che sale sul palco in mutande blu a stelline bianche. Whitfield Crane, in verità, si è un po’ arrotondato, complici forse i quattro mesi trascorsi a Verona lo scorso anno? In ogni caso, lo smalto non l’ha perso, salta e si muove, ha voglia di scherzare, ma soprattutto la voce è quella di sempre, sembra davvero non abbia subito l’inevitabile influenza degli anni che passano. Lo show è da subito caldissimo, il pubblico conosce a memoria ogni singola canzone, non importa se sia una brano del 1992 o uno tratto dal più recente “Uglier Than They Used To Be”: dal primo momento fino all’ultimo il Legend Club è avvolto in un continuo sing along. L’incredibile accoglienza italiana viene apertamente apprezzata dalla band, Crane più volte si ferma per ringraziare e per stringere le mani che si protendono verso di lui. Addirittura c’è chi dal pubblico gli fa omaggio di un ananas e quando il cantante sorpreso chiede perché proprio un’ananas, gli viene candidamente risposto che era gratis al bar, ma d’altronde è il pensiero quello che conta. Se su “So Damn Cool” il pubblico si scatena, quando arriva il momento di “Cat’s In The Cradle” l’atmosfera si fa decisamente più sentimentale, le vibrazioni percepibili sanno davvero di nostalgia. Dalla prima fila notiamo un autentico compiacimento da parte dei cinque sul palco, che dispensano sorrisi al pubblico ma non mancano di sorridersi anche fra loro e farsi cenni di stupore per l’immenso calore ricevuto. “Milkman’s Son”, dall’album “Menace To Sobriety” del 1995, è un altro di quei brani che vedono la gente infiammarsi. Crane introduce al pubblico Klaus Eichstadt, non che il chitarrista abbia bisogno di presentazioni, ma ci tiene a farci sapere che è colui che considera il suo migliore amico e gli affida il compito di eseguire “Mr. Recordman”. È lo stesso chitarrista a chiedere supporto ai presenti e i milanesi non si fanno pregare: la seconda voce è tutta loro. Lo show si avvia inevitabilmente verso la conclusione, ma dopo l’ultima canzone in scaletta, “V.I.P.”, Whitfield ci dice che è arrivato quel momento in cui loro dovrebbero uscire e attendere che il pubblico li richiami. Tuttavia, preferisce coinvolgerci in un altro gioco: sta a noi decidere quanti brani ci saranno nell’encore, da uno a tre, a seconda della forza e dell’entusiasmo che metteremo nell’incitarli. È chiaro che questa per il pubblico di stasera è una vittoria facile, allora il frontman chiede di fare per loro un incitamento in pieno stile ‘stadio italiano’. Milano non delude ed è così che si ottiene “Ace Of Spades” (cover dei Motörhead), “Funky Fresh Country Club” e l’immancabile “Everything About You”. Gli Ugly Kid Joe sono indubbiamente una band da vedere, non tanto in prospettiva di una serata all’insegna della nostalgia, con gli occhi rivolti al passato, ma nell’ottica di un’esperienza che davvero riesce a regalare emozioni positive. Quell’incredibile capacità di essere sempre scanzonati, allegri e ironici è decisamente rimasta immutata negli anni, così come il piacere di divertire i propri fan e di divertirsi sul palco.
Setlist:
Intro
Neighbor
Jesus Rode A Harley
C.U.S.T.
Panhandlin Prince
No One Survives
Devil’s Paradise
So Damn Cool
Cats In The Cradle
I’m Alright
Milkman’s Son
Goddamn Devil
Dialogue
Tomorrow’s World
Recordman
V.I.P.
Encore:
Ace Of Spades (Motörhead cover)
Funky Fresh Country Club
Everything About You