11/11/2024 - ULCERATE + SELBST @ Viper Room - Vienna

Pubblicato il 14/11/2024 da

Report di Luca Pessina
Foto di Eclipse New Media (Facebook | Instagram)

La Viper Room di Vienna, nel cuore della capitale austriaca, è gremita in un freddo lunedì di novembre, pronta ad accogliere una delle ultime date del tour europeo degli Ulcerate, accompagnati dal progetto black metal di origine venezuelana Selbst.
Dopo aver già toccato l’Italia con due concerti di buon successo, il tour si avvia ormai alla conclusione, ma l’atmosfera questa sera è tutto fuorché dimessa: c’è una tensione palpabile e una sensazione d’attesa quasi febbrile tra il pubblico locale. Del resto, la fama degli Ulcerate è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, trasformandoli da una band di culto per pochi appassionati a un nome imprescindibile della scena (death) metal internazionale, e il quasi sold-out di questa sera ne è una conferma tangibile.

I SELBST aprono la serata con un set che esprime una chiara ricerca sonora, con atmosfere sfuggenti, spesso tendenti al filone post-, che tentano di catturare la sala. Sebbene il progetto mostri competenza e un buon potenziale, emergono ancora alcune incertezze nell’esecuzione e nella tenuta scenica: la performance è nel complesso solida, ma la giovane band – tornata quest’anno con il nuovo “Despondency Chord Progressions” e qui impegnata in quello che è probabilmente il suo primo vero tour – fatica a mantenere alta la tensione lungo tutto il concerto.
Ciononostante, il pubblico risponde abbastanza positivamente, lasciandosi trasportare dai momenti più intensi e immersivi, spesso avvolti da un feeling malinconico, i quali riescono a creare un’adeguata introduzione al clima cupo che si prepara ad esplodere con gli headliner.

Quando giunge il momento degli ULCERATE, l’attesa è davvero tangibile e la platea sembra più che mai pronta a immergersi nella maestosità del death metal dissonante che ha reso celebre il trio.
Il set dei neozelandesi prende vita con una progressione ipnotica che avvolge la sala (ricavata da un tunnel sotterraneo) in una morsa di suoni aspri e penetranti, ricchi di complessità e dinamismo.
La batteria, da sempre un punto di forza del gruppo, si rivela come sempre un vero spettacolo a sé stante: Jamie Saint Merat è ovviamente uno di quei batteristi che non si limitano a scandire il tempo, ma sembrano modellare l’intera esperienza sonora attorno al loro strumento, portando chiunque voglia concentrarsi su queste evoluzioni in una sorta di trance. Ogni colpo, ogni fill e ogni rifinitura ai piatti si lega perfettamente ai fraseggi distorti della chitarra e alle linee di basso, creando un intreccio ormai subito riconoscibile.
Il concerto segue una scaletta ormai collaudata, la quale esplora quasi esclusivamente gli ultimi due album, ovvero i pluri-acclamati “Stare Into Death and Be Still” e “Cutting the Throat of God”. In entrambe le opere, la band ha mostrato una versione di sé più ‘aperta’ e al contempo drammatica, facendo acquisire alla musica una più marcata profondità narrativa, dove i momenti di estremismo si alternano a passaggi più torbidi e meditativi, creando uno spazio sonoro quasi cinematografico. Gli Ulcerate in questo senso sembrano mostrare un’evoluzione verso un approccio che si avvicina, per certi versi, a quello dei migliori Neurosis, dove la vastità delle composizioni e il senso di drammaticità amplificano il peso emotivo della musica.

Certo, sarebbe bello risentire anche vecchie perle come “Dead Oceans”, ma c’è poco da lamentarsi davanti a una setlist come questa: ogni brano eseguito appare intriso di un’intensità viscerale, capace di evocare immagini di desolazione e fragilità umana, un tema ricorrente nei testi e nelle atmosfere della band.
In particolare, pezzi come “Dissolved Orders” o la title-track del nuovo album riescono a catturare meglio di altri l’essenza della loro attuale fase artistica, dove il dissonante e il melodico si fondono per creare qualcosa di unico e profondamente toccante. L’esecuzione dal vivo di questi episodi dimostra ancora una volta che il trio non solo sa ricreare la complessità dei suoi album anche sul palco, ma è in grado di elevarla, trasmettendo una carica emotiva che difficilmente si riesce a cogliere in studio.
Dal canto suo, il pubblico viennese sembra rapito dalla performance, reagendo con rispetto e coinvolgimento. Pochi i telefoni a mezz’aria e tanta vicinanza fisica alla band, per uno di quei concerti in cui l’energia tra musicisti e fan sembra aumentare canzone dopo canzone e fluire senza interruzioni, creando una connessione palpabile che rende l’esperienza ancora più immersiva.
Poco prima che parta il ‘bis’, costituito da “Everything is Fire”, dall’omonimo album, la sala appare quasi stordita; d’altronde, non capita tutti i giorni di assistere a una performance così intensa e difficilmente replicabile. La capacità di combinare tecnica, un forte impatto emotivo e una visione personale sta portando gli Ulcerate a un livello di maturità artistica che pochi gruppi del genere riescono a raggiungere: ciò è ormai palese tanto su disco quanto in concerto. Questa data viennese ci conferma che anche nel caos più estremo può celarsi una forma di sublime.

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