23/04/2019 - ULTHA + VANUM + BARSHASKETH + VACIVUS @ Black Heart - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 02/05/2019 da

Il tour europeo di Ultha e Vanum fa tappa a Londra e la data viene trasformata in un mini-evento con l’aggiunta di Barshasketh e Vacivus, realtà già piuttosto affermate nell’underground locale e non. Un ‘pacchetto’ stuzzicante e variegato che, non a caso, riesce ad attirare un discreto numero di persone nonostante si tratti di un martedi sera dopo la sbornia pasquale. Il Black Heart di Camden è facilmente raggiungibile e poco dopo l’apertura delle porte la sala appare già sufficientemente movimentata…


VACIVUS

Il ruolo di opener spetta giustamente ai Vacivus, la formazione più giovane tra quelle protagoniste questa sera. Il gruppo britannico ha firmato per Profound Lore per la pubblicazione del suo ultimo album, “Temple of the Abyss”, e può dunque già vantare un discreto curriculum, nonostante non si sia ancora spinto con decisione al di fuori del proprio paese. Il sound è un torvo death metal avvicinabile all’operato di moderne old school band del calibro di Cruciamentum (con i quali i ragazzi condividono il chitarrista Daniel Rochester) e Dead Congregation: una proposta che il quintetto dimostra di sapere ben interpretare, nonostante manchi ancora loro il magnetismo dei più noti colleghi. I brani hanno un buon tiro, ma non sempre uno sviluppo scorrevole o comunque adatto alla dimensione live. Si sente comunque una mano sufficientemente esperta dietro al songwriting e l’impressione è che il gruppo abbia ulteriori margini di miglioramento. Su tutto, piace la verve genuina del frontman, unico a muoversi davvero sul palco e a cercare un contatto con il pubblico per i quaranta minuti del concerto.

BARSHASKETH

Dalla Nuova Zelanda, via Scozia (dove si sono trasferiti da qualche tempo), arrivano i Barshasketh, black metaller ormai attivi da oltre un decennio e di recente approdati su World Terror Committee. Di questi tempi fa quasi strano vedere una black metal band calcare il palco con abiti ‘normali’: fra tuniche, drappi e cappucci neri, siamo circondati da formazioni che fanno di tutto per avvolgersi nel mistero; il quartetto, invece, procede nella direzione opposta, presentandosi senza alcun orpello e dando un’idea di massima genuinità. E’ dunque la musica a parlare e ben presto possiamo godere di un black metal rapido e tagliente, aperto alla melodia tanto quanto all’occasionale dissonanza. Black metal dei giorni nostri, insomma, di quello che fa proseliti nell’underground, sull’onda del successo di gruppi come Mgla, Sargeist o anche Deathspell Omega. La resa sonora per i ragazzi non è particolarmente limpida, ma i pezzi vengono interpretati con grande foga e il cantante/chitarrista Krigeist fa il possibile per coinvolgere la platea. Il risultato è uno show apprezzabile sotto ogni aspetto: appassionato e lungo il giusto.

VANUM

Si resta in ambienti black metal molto combattivi con l’arrivo dei Vanum, black metaller statunitensi che abbiamo già avuto modo di apprezzare più volte su disco. E’ un piacere constatare come anche dal vivo il gruppo riesca a mantenere intatta la sua vena eroica e solenne, a tratti dai sottili contorni folk, figlia di quei panorami mozzafiato tipici dell’entroterra nordamericano. Come per i Barshasketh, la presenza scenica dei Vanum è altamente sobria e minimale: tutta l’attenzione è sugli strumenti e questi ultimi riescono a ricreare con cura quanto ascoltabile sugli album, con l’ovvia aggiunta di una apprezzabile ruvidezza conferita dall’approccio live. Rispetto a quello delle band precedenti, il suono dei Vanum risulta più pimpante e brioso: le canzoni ispirano epicità e ottengono un sostegno maggiore da parte del pubblico, il quale si avvicina di molto al palco per incitare i musicisti. E’ una bella cornice e i Vanum sembrano trarre da essa ulteriore linfa vitale, finendo il concerto sulle ali dell’entusiasmo. Fa sempre piacere assistere a tali scambi di energia fra gruppo e fan.

ULTHA

L’atmosfera cambia un pochino con l’arrivo degli headliner, i quali decidono di esibirsi a luci spente e fra una fitta coltre di fumo, con solo dei fari blu a delinearne le sagome. Gli Ultha sono certamente la band più tetra della serata: il loro black metal è spesso comparabile ad una estenuante marcia nella notte, fra turbe e pensieri miserabili. Nei cambi di tempo, nel modo in cui le chitarre tendono a sovrapporsi e a duellare, emerge, tuttavia, anche una sorta di macabra e sprezzante euforia che sa come scuotere gli animi e appassionare l’ascoltatore. Questa sera, inoltre, non manca nemmeno un pizzico di ironia: il chitarrista/cantante Ralph Schmidt annuncia infatti che la band avrà il tempo di proporre solamente due brani, sottolineando però come, a conti fatti, si tratti più o meno di quaranta minuti di musica. “The Avarist” e “Fear Lights the Path” sono le composizioni scelte per questo primo show in terra britannica della storia degli Ultha: un concerto che assume presto i connotati di una maratona, con i musicisti in uno stato di trance, intenti a riproporre questi brani lunghissimi senza avere modo di concedersi una pausa. Degli Ultha in concerto si ammira soprattutto la passione con cui interpretano la loro musica, la voglia di mettersi in gioco con tracce tanto impegnative, la prestanza nell’eseguirle senza alcuna sbavatura. Una quarantina di minuti che letteralmente vola mentre si ascoltano le intense trame sonore e si osservano gruppo e platea completamente rapiti. Abbiamo avuto di assistere a vari concerti dei tedeschi e siamo sempre più convinti che questa dimensione sia quella più adatta per comprendere del tutto la loro portata.

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