23/03/2007 - Unearth + Job For A Cowboy + Despised Icon + Daath @ Mean Fiddler - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 27/03/2007 da
A cura di Luca Pessina
 
Il tour metal/death-core più atteso di questa primavera ha ovviamente fatto tappa a Londra, in una serata non troppo fredda di inizio primavera. Unearth, Job For A Cowboy, Despised Icon, Daath… quattro gruppi molto diversi fra loro, ma che sono riusciti senza alcun problema ad infiammare il (giovane) pubblico accorso al centralissimo Mean Fiddler. Metalitalia.com, come al solito, era presente…
 

DAATH

Se i Daath su disco convincono, ma sino ad un certo punto, lo stesso discorso non può essere fatto per le esibizioni live del gruppo americano. I nostri, chiamati ad esibirsi per la prima volta oltreoceano, hanno infatti dimostrato di saperci davvero fare on stage, offrendo uno spettacolo compattissimo e molto coinvolgente, sorretto incessantemente da una prestazione allucinante di Kevin Talley dietro alla batteria. Essendo la band di apertura, i Daath sapevano bene di non potersi permettere lunghe pause, così hanno deciso di suonare un brano dietro l’altro senza alcuna sosta, beneficiando fra l’altro di suoni piuttosto buoni, che hanno lasciato a desiderare solo per quanto riguarda il volume della voce di Sean Farber, tra l’altro rivelatosi un bravo frontman. Brani veramente buoni come “Ovum” e “From The Blind” hanno acquistato una carica decisamente notevole e azzeccatissima si è dimostrata anche l’idea di proporre un medley di cover di Dying Fetus, Cannibal Corpse e Morbid Angel… cover riconosciute da dieci persone in tutta la sala, ma comunque molto riuscite! Insomma, un concerto breve ma davvero divertente, quello dei Daath. Avanti così!

DESPISED ICON

La serata si è mantenuta su alti livelli anche con l’arrivo dei Despised Icon, una delle realtà più importanti della scena death-core, anche loro per la prima volta in tour in Europa e stra-motivati ad offrire uno show memorabile. Che dire… obiettivo centrato e nessun prigioniero! Il sestetto canadese ha infatti ben impressionato durante i trenta minuti a sua disposizione: buona presenza scenica (quasi da rapper, quella del frontman Alex Erian), tecnica sopraffina (velocissimo il batterista Alex Pelletier) e pezzi che in sede live “spaccano” come pochi. Prevedibile la scaletta, con numerosi estratti dall’ultimo “The Healing Process”, il classico “Compel To Copulate” tratto dal debut “Consumed By Your Poison” e il nuovo singolo “In The Arms Of Perdition”, ma esecuzione impeccabile e coinvolgimento su massimi livelli, soprattutto all’altezza dei pachidermici breakdown delle tracce più recenti. In definitiva, trenta minuti di pura carneficina e tutti al bar sorridenti e soddisfatti.

JOB FOR A COWBOY

Fa un certo effetto vedere una band che deve ancora pubblicare il suo primo full-length prendere parte ad un tour come principale support act degli headliner, ma, d’altronde, i Job For A Cowboy grazie al fenomeno MySpace e alla loro incessante attività live sono oggi una delle formazioni più richieste e in vista della scena death-core. Il debut album “Genesis” arriverà nei negozi solo a maggio inoltrato su Metal Blade Records, ma i cinque ragazzi dell’Arizona non si sono fatti alcun problema nell’incentrare la loro esibizione sul nuovo materiale. Dal pluri acclamato (e un pochino sopravvalutato) EP “Doom” il quintetto ha infatti proposto soltanto il piccolo classico “Entombment Of A Machine” e, in chiusura, l’eccellente “Knee Deep”, mentre tutto il resto della scaletta è stato occupato dai pezzi di “Genesis”. Una scelta coraggiosa, ma, per quanto ci riguarda, completamente rispettabile, anche perchè il nuovo materiale è apparso piuttosto interessante, abbastanza lontano dallo stile death-core di “Doom” e più affine a sonorità brutal e techno-death metal. Molti fra i presenti hanno storto il naso – probabilmente non vedevano l’ora di scatenarsi sui breakdown dei vecchi pezzi – ma è innegabile che questa sera i Job For A Cowboy si siano resi protagonisti di una performance molto buona, sia sotto il profilo tecnico-esecutivo, sia sotto quello scenico. Non vediamo l’ora di ascoltare “Genesis”!

UNEARTH

Dopo un album magnifico come “III: In The Eyes Of Fire”, agli Unearth il ruolo da headliner anche sul suolo europeo spettava di diritto. Ovviamente il quintetto non si è fatto trovare impreparato, offrendo una prestazione ancora una volta su livelli altissimi per impatto e coinvolgimento. Un’ora di concerto che ha passato in rassegna tutti i cavalli di battaglia dei nostri – dai nuovi singoli “Sanctity Of Brothers” e “Giles” ad episodi più datati come “The Great Dividers”, “This Lying World” e persino “My Heart Bleeds No Longer” – e che ha visto la coppia d’asce Susi/McGrath fare letteralmente faville sia in sede ritmica che solista. Un po’ impreciso è invece apparso il drummer Mike Justian, ma solo in occasione di un paio di pezzi, nei quali si è evidentemente fatto prendere dalla voglia di strafare e dar spettacolo. Un altro membro che non ha sbagliato un colpo è stato poi il frontman Trevor Phipps, che anche dal vivo sopperisce alla sua non certo grandiosa estensione vocale con una foga belluina e una presenza scenica di tutto rispetto. Nel complesso, si è quindi trattato di uno show molto convincente e piacevole: gli Unearth hanno una grande esperienza in sede live e non a caso sono riusciti a intrattenere il numeroso pubblico presente come nessun’altra band questa sera. Quando Ken Susi o Buz McGrath si avvicinavano alle transenne, suonando a stretto contatto con gli astanti, si udivano soltanto ovazioni e il suddetto McGrath ha raccolto non pochi applausi ogni volta che si è esibito in uno dei suoi pericolosi salti dagli amplificatori. Oltre alla musica, dunque, anche uno spettacolo per gli occhi, che ha divertito davvero tutti sino alla conclusione del concerto. Se gli Unearth continueranno a mantenersi su simili standard, un posto nell’olimpo della scena metal USA non potrà negarglielo nessuno.

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