Ammettiamolo: è nata un po’ all’ultimo minuto la nostra partecipazione al Rock In Riot, festival ormai giunto all’undicesima edizione che si svolge a Martinengo (Bergamo). Un fortunato spostamento di impegni ci ha permesso di partecipare almeno alla prima delle due serate organizzate dai ragazzi del collettivo lombardo, e anche stavolta non ce ne siamo per nulla pentiti. Nonostante la pausa forzata dovuta alla pandemia, la manifestazione ad ingresso gratuito si è rilanciata nei suoi intenti e nelle sue dimensioni, portando sul palco negli ultimi due anni nomi come Messa, Insanity Alert e Unsane; al loro fianco, la kermesse ha sempre incluso nei propri bill realtà consolidate del mondo hardcore, post-hardcore e metal italiano, come Rise Above Dead, Straight Opposition, Stormo, Discomostro e molti altri ancora. Appena arrivati, ci vuole poco per notare come l’organizzazione sia di un certo livello con food truck, bar e ampio spazio dedicato a tavoli e servizi; in un padiglione coperto spunta anche un’area merch/market che si popolerà pian piano di diversi banchi di etichette underground e distro, rendendo la vivibilità dell’evento decisamente superiore alla media.
Sono quasi le dieci quando i VISCERA/// (“three stripes”, come amano farsi chiamare da alcuni anni a questa parte) salgono sul palco dell’area esterna del Rock In Riot e dall’impianto esce la loro riconoscibilissima miscela di post-hardcore venato di death metal, new wave e molto altro ancora. Per chi non fosse al corrente del percorso dei Nostri, i cremonesi hanno avuto un passato grindcore che non li ha mai lasciati del tutto, ben riconoscibile ancora nelle strutture di base. I suoni sono buoni fin da subito, a conferma di quanto il Rock In Riot sia una manifestazione ben pensata ed organizzata. Nella formazione dei Viscera///, ormai stabilmente a quattro, notiamo come alla batteria sieda ora Federico De Bernardi, già visto con sYK e Reaping Flesh. L’impatto di un pezzo ormai classico come “Marauders”, che esplode sul pubblico già abbastanza numeroso, conferma quanto i Viscera/// abbiano veramente molto da dire nel panorama musicale. E’ una band che vive di contrasti, quella del chitarrista e cantante Michele Basso, in grado di alternare due stili vocali con maestria muovendosi disinvolto da un rabbioso grugnito quasi orchesco a linee vocali pulite in stile new-wave. Allo stesso modo, musicalmente, si notano le solite bellissime architetture post-hardcore, ma non viene mai a mancare la violenza strutturale che la scuola del death metal e del grind del loro passato. Certo, sul palco non sono mai stati, a parere di chi scrive, una band terremotante e piena di dinamismo, ma i trenta minuti a loro riservati sono stati realmente appaganti e l’impressione complessiva è che l’innesto del nuovo batterista abbia aumentato ancora di più l’impatto sonoro. Se non li conoscete, assolutamente da recuperare.
Tocca, dopo di loro, ai FILTH IN MY GARAGE, gruppo post-hardcore che avevamo notato qualche anno fa in occasione dell’uscita del loro “Songs From The Lowest Floor” per Argonauta Records. Se per i Viscera/// il termine post-hardcore è legato ad un passato death e grind, le sfumature dei Filth In My Garage sono invece rivolte a tutto un universo rock. L’influenza principale dei bergamaschi sono, a nostro parere, i Poison The Well, At The Drive In e i Cave In, ma, soprattutto, in sede live emerge un lato distintamente noise rock nell’esecuzione, nella postura dei membri e nel mix dei suoni: i Filth In My Garage sono più indulgenti nel costruire suggestive melodie che nel martellare il pubblico con ripetute bordate -core. A parere di chi scrive, mancano ancora un paio di Singoli – volutamente con la S maiuscola – nel loro repertorio, dei brani in grado di scatenare il pubblico presente, ma se il lavoro sulle melodie a scapito dell’impatto continuerà la sorpresa potrebbe arrivare.
Veloce cambio palco ed è ora degli statunitensi UNSANE, band operaia da sempre, ricordata da molti per la proposta a cavallo tra noise e post-hardcore feroce, da tutti gli altri per le epocali copertine dal gusto gore che nel tempo avranno tratto in inganno più acquirenti, visto anche il loro periodo di militanza nel roster Relapse. Costantemente power trio, sia in studio che nelle esibizioni live che abbiamo avuto modo di vedere negli ultimi quindici anni, i Nostri non sembrano davvero invecchiare con il passare del tempo e la prestazione di Chris Spencer e soci è sentita, magistrale e corposa. Nel tempo a disposizione sono poco meno di venti i pezzi proposti dagli Unsane, ben otto dal primo disco auto intitolato del 1991 a cui è dedicato questo “Early Cuts Tour”. Tutto il debutto è concentrato nella prima parte dell’esibizione e sentire nuovamente dal vivo pallottole impazzite come “Organ Donor”, “Slag” e “Vandal-X” (sì, quella coverizzata dagli Entombed) è sempre un piacere e, dopo due realtà interessanti ma statiche come Viscera/// e Filth In My Garage, è meraviglioso vedere movimento sul palco con le rullate continue del nuovo drummer Jon Syverson e il continuo balzare del bassista Cooper, entrambi in formazione dal 2021. Il tempo scorre veloce e la seconda parte della setlist è altrettanto essenziale nella presentazione quanto dinamica nell’esecuzione, ma include stavolta vari momenti della carriera degli Unsane, dall’apprezzata e ormai antica “Empty Cartridge” ad estratti più recenti dall’ultimo “Sterilize” del 2017. Per chi non li conoscesse, la cifra stilistica degli Unsane è palese e stabilizzata da una trentina di anni: post-hardcore simile ad Helmet, Fugazi, Minor Threat e Sonic Youth, tutti rimescolati in modo abrasivo e coinvolgente. Se musicalmente la band di New York ha grosso modo mantenuto sempre uno stile coerente e i dischi non si differenziano chissà quanto uno dall’altro, è la dimensione dal vivo a renderli notevolissimi: le continue rullate di batteria che fanno attendere accelerazioni che poi non arrivano mai, il basso squillante e distorto a creare fondamenta solide su cui la chitarra costruisce trame dissonanti molto spesso fuori genere, senza dimenticarci della voce di Chris Spencer, urlata ma mai troppo estrema. Dopo la chiusura con l’inno “Scrape” e un rientro per un paio di bis, gli Unsane si congedano sorridendo dal pubblico di Bergamo consci di aver reso tutti felici: il pubblico e anche loro stessi, perché è evidente come la fiamma arda ancora. Bravi.