03/02/2019 - URIAH HEEP + EXSOM @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 06/02/2019 da

Report a cura di Carlo Paleari
Fotografie di Simona Luchini

Il loro ultimo album, pubblicato pochi mesi fa su Frontiers Records, si intitola “Living The Dream”, una consapevolezza che Mick Box e i suoi compagni di viaggio non hanno mai dimenticato: il loro sogno lo stanno vivendo da mezzo secolo, ormai, e non hanno intenzione di fermarsi. E perchè dovrebbero, d’altra parte? Gli Uriah Heep, infatti, continuano a convincere sia un studio e, soprattutto, dal vivo, grazie a concerti sempre sanguigni e potenti, a dispetto dei capelli bianchi. Non potendoci perdere l’ennesimo grande show degli Heep, abbiamo raggiunto il Live Club per confermare ancora una volta l’ottimo stato di salute di questi eterni ragazzi. Ad aprire la serata, invece, troviamo gli Exsom, giovane realtà ticinese che vuole dimostrare di essere all’altezza del palco che stanno calcando.


EXSOM

Il quintetto svizzero fa il suo ingresso sul palco del Live Club e si lancia anima e corpo in uno show in cui la band sembra volersi giocare tutte le carte migliori. Si vede che per questi ragazzi, che per il momento hanno all’attivo solo un EP, questa è una data importante. Sul palco con loro, infatti, salgono anche degli operatori armati di telecamera e microfoni, che riprendono la band da più angolazioni. Giustamente non capita tutti i giorni di esibirsi in un locale del livello del Live Club, però i due cameramen sembrano dimenticarsi una delle regole basilari delle riprese dal vivo: non disturbare la performance! Per i primi due-tre pezzi, infatti, la sensazione che abbiamo avuto è quella di essere delle comparse durante le riprese di un videoclip piuttosto che il pubblico di un live set. A parte questo piccolo dettaglio, però, la band ha fatto il possibile per far apprezzare ai presenti una proposta diversa dai gusti di molti degli astanti: gli Exsom, infatti, si cimentano in un heavy metal roccioso, di derivazione priestiana, che picchia a dovere nella sezione ritmica su un tappeto di riff robusti, assoli incrociati e un cantato acuto e squillante.
Il pubblico, bisogna dirlo, non è particolarmente ricettivo inizialmente, complice anche la qualità del materiale proposto dagli Exsom che è certamente piacevole ma non indimenticabile; tuttavia questi ragazzi meritano un encomio, perchè non si sono lasciati scoraggiare e hanno preso di peso la platea, facendo di tutto per coinvolgerla, tra cori, battimani e perfino il classico duello ‘parte destra del pubblico contro parte sinistra’. La convinzione e l’entusiasmo, soprattutto del cantante Stefano Dell’Ava, alla fine contagiano una buona fetta del pubblico, che applaude con molta più convinzione rispetto all’iniziale, tiepida accoglienza. Bravi, lo spirito è quello giusto!

 

URIAH HEEP
“Se questa band ce la farà, mi ammazzo!”. Lo scriveva una giornalista di Rolling Stone nel 1970, parlando del debutto degli Uriah Heep, “Very ‘eavy, Very ‘umble”. Cinquant’anni e venticinque album in studio più tardi, Mick Box e compagni sono ancora qui a smentire quella infelice recensione, dando vita ad uno spettacolo di grande livello emotivo. Il palco del Live Club è allestito con una scenografia semplice, con il logo enorme della band sul fondo, qualche dettaglio grafico del nuovo album e le due postazioni sopraelevate occupate da batteria e tastiere. I cinque musicisti salgono sul palco e danno fuoco alle polveri con “Grazed By Heaven”, il primo singolo estrapolato da “Living The Dream”. E proprio il nuovo album sarà la star della prima parte del concerto degli Heep, che, giustamente, investono una fetta consistente del loro tempo per presentare il nuovo materiale. Scelta assolutamente legittima, sia perchè è sintomo di una band ancora viva e poi perchè “Living The Dream” è un gran bel disco, soprattutto se messo in relazione ad una carriera lunga e ricca come quella degli Uriah Heep. Largo quindi alla title-track; alle trascinanti “Take Away My Soul” e “Knocking At My Door”; la splendida “Rocks On The Road”, con la sua lunga coda strumentale; fino alla ballad dalle tinte folk “Waters Flowin'”.
Ci sono un sacco di band i cui membri sul palco danno l’impressione di essere incazzati, altezzosi, talvolta perfino scazzati. Gli Uriah Heep no: loro sorridono, hanno in faccia stampata quella gioia di essere lì a godersi il momento e il pubblico. Giusto l’ultimo arrivato, il bassista Davey Rimmer, con il suo look da metalhead d’altri tempi, risulta leggermente più ombroso. Russell Gilbrook picchia a più non posso (perfino troppo, a nostro parere), gustandosi ogni singolo colpo; Mick Box addomestica la sua chitarra con mosse da incantatore, quasi a voler suonare corde invisibili; mentre Bernie Shaw, dotato ancora di una voce invidiabile, travolge il pubblico con la sua carica positiva e festosa, nonostante il mix lo penalizzi un po’ (almeno nelle prime file). Ultimo, ma non meno importante, Phil Lanzon, tastierista di una solidità invidiabile, capace di fungere da colonna vertebrale in molte composizioni, senza doversi prodigare in funambolici assoli.
Tolta la fetta dei brani nuovi, il resto dello show è un pregevole ‘best of’ della carriera degli Heep: dalla bellissima “Return To Fantasy” alla possente “Too Scared To Run”, tratta dal bistrattato “Abominog”, fino alle maestose versioni di “July Morning” e “Look At Yourself”, quest’ultima dilatata per permettere a Mick Box di imperversare senza sosta con la sua chitarra. Da applausi, infine, “Rainbow Demon”, capace di mostrare in pochi minuti le molteplici anime degli Uriah Heep: a parere di chi vi scrive una delle vette della serata.
La chiusura non può che essere affidata a “Lady In Black”, cantata con trasporto da tutti i presenti, prima di un’ultima fiammata composta da “Sunrise” e “Easy Livin'”, che fa calare il sipario su uno spettacolo durato quasi due ore. Insomma, non solo questa band ce l’ha fatta, ma è ancora capace di regalare grandi emozioni, con l’energia e l’entusiasmo di chi, per mestiere, sta ‘vivendo un sogno’.

 

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