Quarant’anni di carriera sono senza dubbio un traguardo da celebrare: per un gruppo come i Vader, l’unico modo per farlo è evidentemente andare in tour. I death metaller polacchi sono da sempre una delle formazioni più attive sul fronte live, con letteralmente migliaia di concerti tenuti in tutto il mondo, e vederli all’opera sulle assi di un palco è da sempre il modo migliore per conoscerli e apprezzarli, essendo questa la dimensione che più si confà al loro solido death metal ‘operaio’.
Un discorso che tutto sommato può essere applicato anche ai colleghi Vomitory, scelti come special guest di questo “40 Years of the Apocalypse” tour, anche se, a differenza dei maestri polacchi, gli svedesi sono rimasti fermi per qualche tempo e sono persino passati attraverso un momentaneo scioglimento.
L’accoppiata è insomma di quelle appetitose, per tutti gli amanti del death metal di sostanza, e infatti l’Underworld di Londra si avvicina al sold-out in una caldissima domenica di ottobre: iVader da queste parti sono un nome popolarissimo e non è mai capitato che una loro calata si rivelasse un fiasco, anche nei momenti di maggiore inflazione.
Questa volta, nel ruolo di opener, troviamo gli ellenici Aetherian e i francesi Skaphos: i primi si fanno segnalare per un melodic death metal abbastanza articolato, simile a quello dei Be’lakor, mentre i secondi propongono un black-death più denso e dissonante, di scuola prettamente contemporanea.
Nel complesso, il pubblico degli headliner è noto per essere piuttosto tradizionalista, quindi non si può dire che le due performance di apertura raccolgano chissà quali consensi. La sala resta solo mediamente popolata e gli astanti si dimostrano più rispettosi che coinvolti. Al tempo stesso, va riconosciuto a entrambe le formazioni una indubbia padronanza strumentale e tanto entusiasmo, che da queste parti serve come il pane per farsi notare da un pubblico abituato a vedere chiunque con estrema regolarità.
Come previsto, tutto cambia con l’arrivo dei VOMITORY. A livello di reputazione, gli svedesi non sono molto sotto i Vader, e infatti una discreta fetta di pubblico pare essere qui soprattutto per loro.
Il locale si riempie e con l’attacco di “All Heads Are Gonna Roll” il pit inizia a farsi movimentato, anche se a conti fatti solo qualcuno cerca di innescare un vero e proprio pogo; l’età media in sala è alta ed evidentemente certi acciacchi iniziano a farsi sentire.
In ogni caso, fa piacere ritrovare gli svedesi dopo qualche anno: anche loro ovviamente non sono più dei ragazzini e la presenza scenica è molto sobria e composta; il repertorio tuttavia mantiene il suo classico impatto, anche perché sorretto da un drumming sempre molto preciso ed efficace.
Il leader Tobias Gustafsson è sempre una garanzia e la sua verve regge indubbiamente tutta la performance del quartetto, il quale vede alla chitarra solista Christian Fredriksson, sostituto di Peter Östlund per questo tour (probabile che alcuni non noteranno l’avvicendamento, visto che i due si somigliano). La scaletta proposta dal gruppo è interessante: oltre a una manciata di pezzi estratti dal recente comeback album – fra cui spicca nel finale la debordante e ‘hardcore’ “Raped, Strangled, Sodomized, Dead” – vengono inclusi diversi brani a rappresentare un buon numero di album della discografia, con pure qualche ‘chicca’ suonata di rado in passato. Ad esempio, sorprende sentire “Stray Bullet Kill” da “Primal Massacre”, ma anche e soprattutto “Rebirth of the Grotesque”, episodio poco celebrato proveniente da “Carnage Euphoria”.
La platea gradisce e, anche se il cantante/bassista Erik Rundqvist non è un frontman particolarmente ciarliero e disinvolto, sembra instaurarsi un bel feeling fra band e pubblico. D’altronde, il death metal dei Vomitory è da sempre sporco, ruvido e onesto: dal vivo non può che acquistare una marcia in più, se riproposto con l’esperienza di questi veterani. Anche questa sera possiamo insomma godere di quella genuina ‘botta’ di sano death metal senza fronzoli che rinfranca lo spirito.
I VADER, dal canto loro, mantengono l’intensità su standard elevati con apparente nonchalance: come accennato in apertura, parliamo di una delle death metal band più attive di sempre a livello concertistico, con nel curriculum molti più tour di tante altre realtà ben più importanti.
Sin dalla metà degli anni Novanta, la parola d’ordine per Peter e soci è stata macinare chilometri e suonare ovunque e comunque: questo stacanovismo ha presto pagato, tanto che il gruppo è riuscito a tirarsi fuori dall’underground e a diventare un nome conosciuto e rispettato ovunque, sia per la propria perseveranza, sia naturalmente per un valore artistico che senz’altro, almeno in alcuni periodi della lunga carriera, è andato di pari passo con la nota dedizione sul fronte live.
Per celebrare questo quarantesimo anniversario, la formazione ha mescolato le carte, decidendo per il tour attuale di proporre una setlist che parte addirittura dai demo per arrivare ai dischi dei primi anni Duemila, ignorando quasi tutto quello arrivato dopo. Tale scelta fa venire in mente certi tour ‘a tema’ di marca Iron Maiden, ma deve essere stata in primis suggerita dall’opportunità di portare in giro per l’Europa – almeno per una buona parte di queste date – il vecchio amico Mauser, chitarrista della band tra il 1997 e il 2008.
Dopo avere suonato una manciata di brani presi dal repertorio degli inizi, il gruppo viene infatti raggiunto sul palco da Mauser, diventando un quintetto con tre chitarre. Da qui parte una lunga carrellata di episodi estratti da opere come “Black to the Blind”, “Litany”, “Revelations”, “The Beast” e “Impressions in Blood”, ovvero i capitoli con cui i Vader si imposero definitivamente all’attenzione del ‘grande’ pubblico dopo i primi exploit degli anni Novanta.
Fa piacere risentire certe canzoni non suonate da tempo, ma lascia ancora più soddisfatti vedere la band esibirsi con la stessa vitalità di sempre, a dispetto di un’età media sempre più avanzata. Va detto che alla batteria oggi troviamo il giovane Michał Andrzejczyk, entrato in line-up nel 2022, ma è lo stesso Peter – ormai molto vicino ai sessant’anni – a rimanere il principale protagonista con il suo inconfondibile timbro vocale e il puntuale apporto alla chitarra ritmica.
Vedere i Vader a Londra è sempre un’esperienza particolare, dato che nella capitale britannica risiede una vastissima comunità polacca: qui il gruppo è come se suonasse a Varsavia o a Danzica, tanto che il frontman finisce spesso per esprimersi direttamente nella sua lingua madre fra un pezzo e l’altro. Ci si affida invece all’inglese per presentare i brani in maniera più articolata, con interessanti aneddoti e cenni biografici che vanno a contestualizzare meglio la canzone in arrivo. Un Peter in modalità professore, quindi, per una lezione di “Storia dei Vader” che alla fine si dimostra molto gradita da tutti i presenti.
Dopo tutti questi anni di tour, gli show della band potrebbero rischiare di suscitare un certo effetto déjà-vu tra il pubblico più affezionato, ma la celebre esperienza dei Nostri sta anche nel sapere variare la scaletta e nello sfruttare al meglio quella che è ormai una discografia sterminata. Davanti a una performance come quella di stasera, energica nell’interpretazione e dinamica nei contenuti, non possiamo che fare i complimenti a questi sagaci veterani.
Setlist Vader:
Decapitated Saints
The Wrath
Chaos
Vicious Circle
Dark Age
Silent Empire
Sothis
Black to the Blind
Carnal
Wings
Cold Demons
Epitaph
Dark Transmission
This Is the War
Helleluyah!!! (God Is Dead)
Triumph of Death