29/09/2018 - VALLENFYRE – The final show @ Nambucca - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 03/10/2018 da

La carriera dei Vallenfyre si conclude praticamente come era iniziata: umilmente e senza grandi celebrazioni; in un locale, il Nambucca, che certamente non rientra fra i più trendy e capienti di Londra. Coerentemente con l’approccio senza fronzoli dei suoi album, il gruppo tiene il suo ‘The final show’ guardandosi bene dal dipingerlo come un evento, arrivando quasi a sminuire la rilevanza acquisita negli ultimi otto anni. Dopotutto, coloro che non hanno la memoria corta, ricorderanno che la band venne inizialmente presentata a fan e addetti ai lavori senza rivelare le identità degli importanti musicisti coinvolti: l’idea era di lasciare che fosse solo la musica a parlare e a convincere, per evitare che si abusasse della definizione di ‘all star band’ e per far sì che chiunque potesse approcciarsi alla formazione senza potenziali preconcetti causati dalla presenza in line-up di membri di Paradise Lost e My Dying Bride. Il resto è storia: da allora, i Vallenfyre di Greg Mackintosh sono rapidamente diventati una garanzia in campo death, doom e grind, affermandosi come una vera e propria band in grado di risplendere autonomamente. A circa un anno dalla pubblicazione di “Fear Those Who Fear Him”, il leader del gruppo ha tuttavia annunciato il desiderio di porre fine al progetto, appellandosi soprattutto alla necessità di voler mantenere i Vallenfyre come un’esperienza legata ad un determinato periodo della propria vita.

“Alcuni di voi potrebbero già esserne al corrente, ma quest’anno i Vallenfyre giungeranno al capolinea. Il motivo è che vogliamo lasciare all’apice. Abbiamo tre album di cui siamo orgogliosi e abbiamo suonato alcuni grandi concerti e incontrato molte persone meravigliose. Inoltre, i Vallenfyre erano nati in seguito alla morte di mio padre e voglio tenere intatta questa idea. Io e Chris (Casket, basso, ndR) avvieremo un nuovo progetto chiamato Strigoi che proseguirà da dove i Vallenfyre si sono fermati, quindi aspettatevi qualcosa in merito a breve”.

In una serena serata di fine settembre si celebra dunque il funerale dei Vallenfyre. Il Nambucca, locale di dimensioni medio-piccole situato su Holloway Road, Londra nord, ospita l’evento al meglio delle proprie capacità: al nostro arrivo, la fila per entrare sembra in verità gestita con qualche apprensione, ma ben presto veniamo accolti all’interno del club, trovandoci davanti ad una sala già piuttosto gremita e ad un banco del merch che opera alacremente per rifornire i fan di ricordi della serata. Purtroppo le band di supporto non sembrano particolarmente stimolanti: persi gli opener Hex Morbidity, riusciamo a cogliere solo un brano dei Consecration, mentre i melodic death metaller De Profundis si rendono protagonisti di uno show onesto ma tutto sommato non trascendentale. Forse gli organizzatori avrebbero fatto meglio ad invitare band dal sound più estremo e maggiormente in linea con quello degli headliner per fare breccia nel pubblico.

Dopo un cambio palco di circa mezzora, tocca finalmente ai Vallenfyre presentarsi davanti alla platea. La folla è ovviamente tutta qui per loro e per Greg Mackintosh, tra l’altro fresco reduce dalle celebrazioni per il trentennale dei Paradise Lost, avvenute soltanto una settimana prima con un concerto intimo in quel di Halifax; il frontman nel look appare da qualche tempo come un novello crust punk, tra un taglio di capelli in stile mohawk e nuovi tatuaggi. Del resto, l’immagine riflette la proposta dei Vallenfyre degli ultimi anni, spostatasi sempre di più su un death-grind ruvidissimo e scevro da ogni tipo di ornamento. L’attacco è affidato a “Born To Decay”, minacciosa traccia che spiana la strada a “Messiah”, scarica grind fra i momenti più tellurici dell’ultimo album. Mackintosh un tempo era solito bere prima di uno show, in modo da vincere la propria timidezza e la poca dimestichezza con il ruolo di frontman: questa sera, però, il cantante appare sobrio o comunque in forma e in grado di gestire bene le parti vocali e la presenza scenica. Ben presto il concerto prende infatti una piega piuttosto bizzarra, sospeso fra la gravità della proposta musicale (soprattutto nei brani di matrice doom), una risposta del pubblico molto accesa e a tratti violenta e una insolita spensieratezza che fa capolino nelle pause. Mackintosh si presta infatti ad una serie di siparietti con i propri compagni, arrivando anche a leggere dei foglietti per raccontare vari aneddoti sulla band e la sua storia. Presto ribattezzati ‘Vallen-facts’, questi episodi diventano una costante nel corso dello show, facendo magari perdere un po’ di ritmo alla performance, ma regalando sorrisi e risate tanto ai musicisti quanto ai presenti in sala. Un altro momento buffo – questa volta involontario – si registra poi quando il frontman perde completamente il filo durante l’esecuzione di “Kill All Your Masters”, costringendo la band a riprenderla da capo, fra le risate generali. Si tratta dell’unico ‘neo’ in una prova altrimenti pratica e coinvolgente da parte della formazione, che passa in rassegna la propria discografia con solerzia e il giusto entusiasmo. La scaletta pesca più o meno equamente dai tre album pubblicati, dando come prevedibile precedenza al più recente “Fear…”, ma senza dimenticare i pezzi cardine del restante repertorio. Fa piacere, in particolare, il recupero di “The Grim Irony” dal debutto: uno dei brani più avvilenti marchiati Vallenfyre. La conclusione, vero momento topico del concerto – a maggior ragione oggi, trattandosi di un farewell show – viene invece affidata alla title track di “Splinters”, per chi scrive il brano migliore della carriera del gruppo; prima che la band proceda con il pezzo, Mackintosh ringrazia i presenti e dedica concerto e carriera ai suoi genitori (la madre è purtroppo venuta a mancare solo un paio di settimane fa), ricordando come la morte del padre sia stata la scintilla che portò alla creazione del progetto. A canzone terminata, frontman e gruppo si congedano dopo un rapido saluto, evitando bis o discorsi aggiuntivi. Come detto in apertura, i Vallenfyre ci lasciano quindi in punta di piedi, evidentemente fieri di quanto offerto e ottenuto in carriera, ma poco inclini a farsi festeggiare e ad ergersi su un piedistallo. Probabilmente questo basso profilo e questa attitudine ‘no frills’ verranno mantenuti anche nel progetto Strigoi, che promette di portare avanti in maniera ancora più risoluta il discorso avviato con le ultime prove dei Vallenfyre. Attendiamo fiduciosi i loro primi segnali di vita.

Setlist:

Born to Decay
Messiah
Odious Bliss
Scabs
Instinct Slaughter
An Apathetic Grave
Nihilist
Cathedrals of Dread
Dead World Breathes
Degeneration
Savages Arise
The Merciless Tide
Kill All Your Masters
The Grim Irony
Ravenous Whore
Desecration
Splinters

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