A cura di Davide Romagnoli
Serata Vans Off The Wall che accomuna, neanche fosse Benetton, bianchi e neri, gialli e rossi, americani, australiani, italiani, surfer e disoccupati, studenti e curiosi, accomunati dalla voglia di spezzare la routine. Anche se ci si ritrova sempre nelle solite situazioni all’italiana: ritardi, locali attenti solo alla cassa del fine serata, file e inadempienze. Transeart. Stasera c’è uno dei gruppi più tosti del momento, i Parkway Drive, accompagnati dalla triade super americana: We Came As Romans, Memphis May Fire e Like Moths To Flames. Il riff sincopato sulla doppia cassa, break per eccellenza, paradigma del metalcore, viene qui sviluppato in tutte le sue salse. Senza brillare per varietà o particolari stravolgimenti di rotta, i quattro atti della serata coinvolgono i fedelissimi kids in pantaloncini da basket, canotta e dilatatori per lobi, sotto il cielo nuvoloso di una grigia e tecnocrata Milano di fine novembre. C’era bisogno di uno scossone. Qui ce ne sono ben quattro. Tutti ben abbigliati. Uno sponsor era quello che ci voleva.
LIKE MOTHS TO FLAMES
Compito di aprire le danze spetta al quintetto dell’Ohio. Metalcore puro di quelli di oggi, breakdown sincopati e chorus aperti di voce pulita. Decisamente standard, i Like Moths To Flames ottengono i primi applausi della serata, facendosi scoprire da coloro i quali masticano pane e metalcore, sempre pronti a sperimentare la novità. Il nuovo album “An Eye For An Eye” potrebbe essere un inizio. Qualche applauso, ma nulla di speciale dalla band di Columbus.
MEMPHIS MAY FIRE
Avanti, giu il gettone. Seguendo il pattern di doppia cassa e riff sincopato, il metalcore dei Memphis May Fire di Kellin McGregor, riporta alle sonorità che ci immaginiamo in un pre-party da college in qualche garage di Dallas, Texas. Con qualche muscolo in piu dei precedenti Like Moths To Flames e predicando la morale del believe-in-yourselves, Matty Mullins si fa portavoce dell’etica metalcore. Questa sempre presente, insieme alle mosh-part. Ma invece delle liturgie secolari delle prediche cattoliche, Mullins si fa accompagnare dai breakdown dei suoi quattro compagni texani. Metalcore puro, dove questa volta fanno capolino i ritornelli piu catchy e le clean vocals, e la gente comincia a fare casino. ‘We love Milan and each one of you’. Prova superata per i Memphis May Fire. Il predicatore ha fatto proseliti. Qualche fedele sarà passato per il banchetto merchandise per l’offerta per la causa. E’ cosa buona e giusta.
WE CAME AS ROMANS
Detroit, questa volta. Parti piu pop, beat e campionature intervallano il metalcore piu soft degli americani We Came As Romans. I due singer, Kyle Pavone e David Stephen, si alternano dominando la scena, di fronte ad un pubblico partecipe nei cori e nei ritornelli. Nonostante le coordinate di fondo siano sempre le stesse, quella dei We Came As Romans é forse la performance piu particolare della triade, tanto gradita dalle prime file quanto in parte snobbata dalle ultime. Complice forse l’ingente presenza delle clean vocals e delle parti più sognatrici, o forse perché semplicemente ancora storditi dalle botte precedenti. Il gruppo é comunque convincente e in molto sono concordi nell’applaudire Stephen, non sempre intonato, quando svetta sorretto dall’audience. Un buon modo per intervallare la line-up della serata, rimanendo però perfettamente allineati nel mood generale.
PARKWAY DRIVE
Dopo la diffusione del disco nuovo dei The National (mistero della fede la sua presenza in un contesto come questo) e quindici secondi di Rammstein (ormai non ci facciamo piu caso…), un oceano più in là troviamo il metalcore del main event di questo Vans Off The Wall Tour, quei Parkway Drive assurti a simbologia fissa per il dresscode del filone dei kids alternativi. I surfer di Byron Bay, New South Wales (mica male!) scandiscono i tempi dei salti del pubblico con una possanza fisica non indifferente, mettendo in chiaro sin da subito la fama che li contraddistingue in quel che é talvolta un marasma indistinto, un calderone gigantesco in cui si mescola sempre il solito giro. Sferzate potenti e riffing pesante, suonato alla perfezione, esaltano tutto il pubblico che dal pomeriggio intonava il loro nome. Condita dai cori di tutta l’audience del locale milanese, la performance dei Parkway Drive rimarrà scandita nella memoria di tutti i fedelissimi di questa sera. Un oceano, avevamo detto, a separarli. Ma dovremmo dire un abisso.
Setlist:
Dark Days
Sleepwalker
Karma
Home Is for the Heartless
Idols and Anchors
Boneyards
The River
Swing
Romance Is Dead
Deliver Me
Wild Eyes
Carrion