Il tour europeo di Horna, Tortorum e Fides Inversa – tra i più attesi dell’anno in campo black metal – fa tappa a Londra e si ritrova a dividere il sempre più noto The Dome con due special guest d’eccezione: i mostruosi Grave Miasma, realtà locale che ormai necessita di ben poche presentazioni, e, soprattutto, i leggendari Varathron, veterani della scena black/death/occult metal ellenica alla pari dei vari Rotting Christ, Thou Art Lord, Septicflesh e Necromantia. Ancora una volta gli appassionati di metal estremo della capitale britannica hanno quindi la possibilità di vivere una giornata ricca di esibizioni, il tutto con la solita organizzazione impeccabile tipica di queste parti. La scena locale ultimamente ha dato prova di essere più viva che mai, lanciando sempre segnali confortanti a livello di supporto e affluenza ai concerti, ed è perciò diventata consuetudine per i promoter cercare di allestire dei mini-festival sempre più competitivi. Metalitalia.com, come al solito, non poteva mancare!
FIDES INVERSA
I Fides Inversa quest’oggi sembrano tutto fuorchè quei classici opener gettati allo sbaraglio in attesa che il locale si riempia e i cosiddetti pezzi grossi facciano la loro comparsa. Il gruppo romano calca il palco incappucciato e con piglio autoritario, rendendosi protagonista di una prova davvero intensa e ficcante. I suoni si dimostrano subito perfetti – cosa a dir poco insolita per le prime band del bill – e il pubblico pare seguire con notevole interesse lo show di Void A.D., Omega A.D. e compagni. Soprattutto Omega A.D. dà sfoggio di una invidiabile tenuta nel doppio ruolo di batterista e cantante: rispetto ai dischi niente viene perso e, anzi, quelle strofe declamate tipiche del Nostro sembrano acquistare di ulteriore trasporto ed emotività. Il black metal della formazione, tanto tagliente quanto passionale, in sede live pare insomma avere una marcia in più: se con l’ultimo “Mysterium Tremendum et Fascinans” ci avevano lasciato una buona impressione, in concerto i Fides Inversa ci hanno a tutti gli effetti emozionato. Ottima prova.
TORTORUM
Purtroppo per lo show dei Tortorum tocca invece fare il discorso opposto: con l’ultimo disco, “Katabasis”, la band norvegese (con bassista/cantante britannico) ci ha profondamente colpito, mentre dal vivo non abbiamo potuto fare a meno di notare diverse imprecisioni nella sua esecuzione. Anche se i suoi membri sono tutti dei veterani, non sappiamo quanto il gruppo abbia effettivamente dimestichezza col palco: tale riflessione nasce dal fatto che questa sera i Tortorum ci hanno dato l’impressione di essere un gruppo disordinato e nell’insieme ben poco rodato. Di certo dei suoni confusi non hanno aiutato il quartetto, ma ciò non può rappresentare una scusa per un’esibizione approssimativa e macchinosa come quella offerta all’interno del The Dome. Abbiamo faticato a distinguere i brani e in più di un’occasione ci è sembrato che batterista e chitarristi andassero ognuno per conto proprio. Salviamo giusto la prova di Barghest, frontman che ha fatto di tutto per attirare l’attenzione su di sè e per esprimere un vero senso di disagio.
GRAVE MIASMA
La serata prosegue come un’altalena: dopo un concerto notevole e uno scadente, assistiamo ad una prova imperiosa da parte degli idoli di casa Grave Miasma. In sede live il quartetto ha sovente problemi con la configurazione dei suoni (leggi: spesse volte non si capisce un cazzo), ma questa sera va tutto per il meglio sin dalle prime battute. È la prima volta che ci troviamo davanti a dei Grave Miasma tanto concreti e definiti: di norma ai ragazzi non può essere fatto alcun appunto a livello di esecuzione, ma oggi quest’ultima viene accompagnata da una pulizia nei suoi che lascia piacevolmente sorpresi. I pezzi di “Odori Sepulcrorum” arrivano sul pubblico come delle vere e proprie mattonate e quella che inizialmente era vista da molti solo come “la parentesi death metal della serata” in un attimo si trasforma in uno dei suoi maggiori highlight. Quando il gruppo chiude con “Ossuary” sembra quasi che le porte dell’inferno si stiano spalancando nel bel mezzo della sala. Sei minuti epocali per potenza e drammaticità; una conclusione perfetta per uno show che ha lasciato tutti a bocca aperta. Persino Immolation ed Incantation avrebbero avuto i brividi davanti alla prova odierna di Y, R, D e A.
HORNA
La serata prende una piega un filo più “sbarazzina” con l’arrivo degli Horna. I finlandesi sono noti per il loro black metal molto ritmato, che spesso si apre a dei midtempo cafonissimi che invitano la gente a muovere il culo. Il pubblico a questo punto è per buona parte composto da fan della band di Tampere e, come prevedibile, il sound innesca quasi subito un bel movimento tra le prime file. Merito anche dell’atteggiamento a dir poco sprezzante del frontman Spellgoth, che nel giro di una manciata di canzoni opta per restare completamente nudo sul palco, tra l’ilarità generale. In quest’epoca di concerti visti tramite le lenti degli smartphone, è quasi superfluo sottolineare come il The Dome si trasformi in un attimo in una sorta di fiera della telefonia, con decine di aggeggi intenti a fotografare e riprendere il cantante e le sue pose a dir poco eccentriche. Purtroppo per molti l’esibizione dei finlandesi si riduce a questa trovata di Spellgoth, con buona pace dell’affiatamento messo in mostra dal resto della band, che suona con indubbia padronanza e convinzione, praticamente incurante di ciò che sta avvenendo al centro del palco.
VARATHRON
I Varathron non sono mai stati – e probabilmente non saranno mai – popolari tanto quanto i connazionali Septicflesh e Rotting Christ, ma il loro posto nell’Olimpo del metal ellenico, anche e soprattutto dopo questa sera, è fuori discussione. Album come “His Majesty at the Swamp” e “Walpurgisnacht” – senza dimenticare “Untrodden Corridors of Hades”, ottimo ritorno di alcuni mesi fa – hanno lasciato un segno considerevole nella memoria di diversi astanti e questo concerto londinese dà finalmente modo a molti di poter ascoltare i loro classici dal vivo. Il quintetto si presenta incappucciato e senza altri grandi orpelli scenici: lo storico frontman Stefan Necroabyssious, unico superstite della lineup originale, occupa giustamente il centro del palco, mentre il resto dei musicisti tende a starsene in disparte, riconoscendo il ruolo di leader e di personaggio più atteso al cantante. Non si sa esattamente cosa aspettarsi dalla prova dei Varathron, dato che i Nostri non suonano dal vivo molto spesso, ma ogni dubbio viene fugato dai primi minuti del set: il suono è limpido e corposissimo, mentre la band risulta decisamente compatta nell’esecuzione, tanto da riuscire quasi a scomodare paragoni con la registrazione in studio. Niente male per un gruppo spesse volte ben poco considerato o persino dato per morto! Necroabyssious tende a non esagerare con convenevoli e presentazioni: il frontman preferisce dar spazio alla musica, si agita molto solo durante i brani e lo show finisce quindi per assumere toni molto serrati. Il pubblico pare poi nutrirsi della foga dei Varathron, tanto da rispondere con un pogo sin qui mai visto durante la giornata. Rispetto al set degli Horna, nessuno in sala osa ridere; anzi, pezzi come “Cassiopeia’s Ode”, “Kabalistic Invocation of Solomon” o “Sic Transit Gloria Mundi” vengono seguiti in un silenzio quasi religioso. A conti fatti, il quintetto viene a tutti gli effetti celebrato in questa sua prima esibizione su suolo britannico: tra il pubblico vi sono diversi greci residenti nella capitale, ma anche i membri delle band esibitesi nel corso della serata paiono seguire con interesse lo show. I Varathron escono insomma da veri trionfatori, giustificando la posizione da headliner con una performance assolutamente degna di nota. Chi pensava di trovarsi al cospetto di un gruppo “bollito” o esclusivamente per nostalgici ha dovuto ricredersi. Non serviam!