02/03/2023 - VILLE VALO + KÆLAN MIKLA @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 05/03/2023 da

Report di Simone Vavalà
Foto di Simona Luchini

Serata per anime cupe e cuori a cinque punte, in quel dell’Alcatraz. Confermata la resurrezione dalle ceneri degli HIM con il recente disco di esordio, Ville Valo non si risparmia all’abbraccio con i suoi (soprattutto sue…) fan, e sbarca anche in Italia con il suo “Neon Noir Tour”, prendendo ovviamente spunto dal titolo dell’album.
L’aspettativa è alta, e non solo a livello ormonale: il disco stesso è stato abbastanza divisivo, e ovviamente sono tante anche le domande che ci si pone, prima del concerto, sulla scaletta che andremo a sentire e sulla prestazione di Ville, certamente non da allori nelle ultime uscite ai tempi degli HIM… Tuttavia nessuno di questi dubbi ha impedito di avere una venue quasi colma al momento dell’esibizione dell’headliner, anzi troviamo un Alcatraz già gremito al momento della band di supporto, con cui ovviamente iniziamo il nostro racconto della serata.

 

KAELAN MIKLA
Il trio di Reykjavik non si lascia certo intimidire dalla folla presente, del resto non abbiamo a che fare con novelline. Nei dieci anni di esistenza, marcati finora da quattro dischi, le Kaelan Mikla hanno già avuto modo di esibirsi alle spalle di band blasonate come Placebo e Cure, nel secondo caso su richiesta diretta di Robert Smith. E partiamo proprio da questi ultimi per parlare della loro musica, un mix quasi da trattato di dark, goth e post punk con un’atipica formazione composta da voce, synth e bass; è proprio quest’ultimo, suonato da Margrét Rósa, che ci costringe particolarmente al riferimento ai Cure, visto che in diversi momenti, chiudendo gli occhi, si potrebbe pensare di ascoltare le vibranti linee di Simon Gallup, a farla da padrone sulle atmosfere insieme trasognate e ossessive disegnate dall’elettronica: batteria compresa, ovviamente, con la talentuosa Sólveig Matthildur a gestire le macchine.
Al centro del palco, Laufey Soffía è un po’ Siouxsie, un po’ Elizabeth Fraser, con non poche spruzzate à la Diamanda Galas, per quanto più contenute; languida, diafana o sciamanica a seconda dei momenti, forse dal vivo tende a declinare la sua versatilità troppo sul versante degli acuti e dei vibrati estremi rispetto ai dischi, ma indubbiamente affascina e contribuisce all’intensità di un concerto decisamente gradevole – almeno dai più vecchi e nostalgici di certe sonorità tra noi.

VILLE VALO
Come sentiamo dire durante il concerto, cinicamente ma non a torto, “sciogli gli HIM per poi tornare dal vivo con praticamente lo stesso logo e per suonare quasi solo le loro canzoni”. Tutto vero, ma c’è anche dell’altro a segnare, in positivo, il concerto di VV. Detto che gli è bastato aggiungere una V all’iconico Heartagram per far esplodere comunque il delirio allorché il simbolo si accende nel buio, e che avrebbe potuto limitarsi ad accompagnare i soli cori del pubblico per portare comunque a casa il risultato, a nostro parere Ville si dimostra per quello che, per fortuna, è diventato nel 2023: un cantautore maturo, più pacato, che sa fare i conti con gli spettri del passato.
Prima di tutto quelli legati al corpo; detto che la sua fisicità non è mai stata esplosiva, bensì legata a movimenti languidi e sensuali, questa sera si presenta piuttosto statico, in un completo che sottolinea la sua estrema magrezza, e tuttavia non fa trasparire i gravi problemi ormai relegati (si spera) al passato.
Meno movimento possibile, massima cura per la voce, dunque? Sembriamo essere smentiti, e con noi le migliori speranze, durante l’iniziale “Echolocate Your Love”, su cui Ville stecca subito e in generale sembra in affanno, ma bastano tre/quattro brani per ribaltare le cose e far ammettere anche ai più scettici che, beh, cosa si può volere di più? Quanto alla scaletta, come potrete leggere nel seguito, la scelta è democristiana e vincente: diciotto brani, più lo strumentale “Zener Solitaire” come intro, equamente divisi tra estratti del disco solista e brani degli HIM. Inutile opinare sulle tracce della band madre scelte – le più iconiche ci sono, sia sul versante goth che su quello strappamutande – e la band di supporto sembra aver settato gli strumenti in maniera quasi maniacale per non far rimpiangere il sound del tempo che fu… Anche se le parti di tastiera sono affidate a campionamenti. Detto della resa impeccabile sulle cov… ehm, sui classici, non si può negare che anche i brani di “Neon Noir” dal vivo funzionino, risultando in taluni casi più corposi e trascinanti, al di là del sostegno del pubblico, dal vivo; peccato per l’assenza di “Vertigo Eyes”, a nostro parere uno degli apici compositivi ed emotivi del disco, ma non si tratta di un peccato così rilevante da azzerare un’ora e mezza di onesto divertimento, in cui un uomo quasi imprigionato, in passato, nel ruolo di sex symbol ha dimostrato di aver saputo fare il salto a musicista, senza rimorsi o cadute di stile. E non è poco.

Setlist:
Zener Solitaire
Echolocate Your Love
The Funeral Of Hearts
Neon Noir
Right Here In My Arms
Loveletting
Buried Alive by Love
In Trenodia
Wings Of A Butterfly
Heartful Of Ghosts
Join Me In Death
The Foreverlost
The Kiss Of Dawn
Run Away From the Sun
When Love And Death Embrace
Soul on Fire
Salute The Sanguine
Poison Girl
Saturnine Saturnalia

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