Live report a cura di Alessandro Corno
Forti del sostegno di una schiera di fan fedelissimi, i Virgin Steele sono tornati in Italia per due nuove date in versione acustica. Molti si aspettavano o preferivano un ritorno con un set normale e la band al completo ma David DeFeis ed Edward Pursino hanno offerto ancora una volta qualcosa di differente dallo standard con una prestazione per forza di cose non energica ma comunque intensa. A voi il report completo della serata.
CLAIRVOYANTS
Probabilmente allo stato attuale delle cose c’è più gente che ha visto dal vivo i Clairvoyants che i Virgin Steele, questo almeno a Milano e dintorni. La band è infatti praticamente di casa al Live Club e noi stessi li avremo visti ormai almeno una decina di volte nel corso di pochi anni, soprattutto nella loro versione cover Iron Maiden. Questa sera il gruppo propone una setlist bilanciata tra pezzi della Vergine Di Ferro e pezzi propri, estratti dal disco d’esordio “Word To The Wise”. Come tutti saprete il sound non è sostanzialmente differente tra questi due tipi di brani e onestamente non c’è paragone tra pezzi storici come “Wasted Years”, “The Trooper” o “Hallowed Be Thy Name” e brani targati Clairvoyants come le peraltro discrete “Journey Through The Stars”, “The Lone” e “Step Aside”. Dunque, sebbene dal punto di vista esecutivo la prova sia al solito convincente e specchio di una formazione ormai ultra rodata, a nostro avviso sarebbe stato molto più appropriato lasciare le cover alle serate dedicate alle cover band e in occasioni come queste mettersi in gioco con un set di soli brani originali.
VIRGIN STEELE
Con ancora impresse a fuoco nella mente le tre fenomenali ore di show che i Virgin Steele tennero al Tradate Iron Fest del 2004, ci appostiamo a lato del palco pronti per questa prova in versione acustica di David DeFeis e Edward Pursino. Attorno a noi una folla discretamente numerosa vista la particolarità dell’evento, anche se piuttosto limitata in rapporto alle dimensioni di un grande locale come il Live Club. Il set acustico in programma per questa sera, è infatti di un’occasione dedicata soprattutto ai fan più affezionati alla band americana. L’ingresso in scena dei due musicisti è accompagnato da una calorosa accoglienza della platea, che viene presto ripagata con momenti di grande musica. “Snakeskin Voodoo Man”, gli spettacolari riadattamenti di “The Wine Of Violence”, “Don’t Say Goodbye” e “Through Blood And Fire” non sono altro che alcuni degli episodi che vengono proposti nella prima parte dello show. David è fenomenale nelle sue evoluzioni canore con i suoi tipici falsetti e la sua grande teatralità. Meno in evidenza Pursino che alla chitarra acustica non cerca di strafare e si limita ad accompagnare il cantante. Di “Wings Of Vengeance”, “God Of Our Sorrows” e “Victory Is Mine” spicca dunque non la potenza ma l’eleganza e l’eroismo delle linee vocali, con buona parte del pubblico che partecipa cantando a memoria i ritornelli. Il concerto entra nella sua parte più intensa con “Child Of Desolation” a cui segue l’accoppiata tra l’attesissima “Crown Of Glory” e “Sword Of The Gods”. La platea applaude soddisfatta, ma non si può non notare come parte del pubblico stia lentamente lasciando il locale. Come già detto, si tratta infatti di una performance che viene apprezzata soprattutto da chi conosce i brani originali e i testi dei pezzi, mentre alla lunga può risultare piuttosto stancante per chi non è fan della band o è più legato alla sua versione metal. Il duo tira dritto con altre grandi canzoni come “God Above God” e “Forever I Will Roam”, prima di un break sul quale fa il suo ingresso il bassista e chitarrista Josh Block, anch’egli munito di chitarra acustica. La parte finale dell’esibizione è anche la migliore in termini di resa. L’apporto della seconda chitarra rende infatti il sound più pieno, ricco e l’eccezionale medley “Noble Savage/I Will Come For You” è il top della performance assieme alla stupenda “Defiance”. A fine concerto i commenti sono divisi tra soddisfatti ed annoiati ma certo è che questo gruppo è uno dei pochissimi nel suo genere ad avere il coraggio di proporre qualcosa di diverso. Un applauso dunque ai Virgin Steele e alla loro grande vena artistica.