XANDRIA
Ci fa molto piacere rivedere gli Xandria, e ancora di più rivederli in Italia. L’ultimo studio album della band è ancora il bellissimo “Theater Of Dimensions” del 2017, ma qualcosa dev’essere successo nel corso del periodo della pandemia, dato che il chitarrista Marco Heubaum l’ha di fatto totalmente rifondata, rinnovando tutta la line-up. Una situazione dunque un po’ particolare, perché in sostanza si tratta di un nuovo gruppo, che però non ha ancora nuovi album da promuovere. Sicuramente, tuttavia, Heubaum e i suoi nuovi compagni stanno lavorando ad un nuovo full-length, tanto che nel corso della serata presentano tre brani nuovi di zecca, intitolati “You Will Never Be Our God”, “ Ghosts” e “ Reborn”: proprio quest’ultimo, è quello che, almeno al primo impatto, ci è piaciuto di più. Per il resto, la band ha preferito non concentrarsi sui dischi più recenti, andando invece a proporre canzoni tratte quasi da tutti gli album della loro discografia. Riguardo alla nuova cantante, Ambre Vourvahis, non possiamo dire che bene: senz’altro di bella presenza, si è dovuta cimentare per forza di cose su canzoni originariamente interpretate da cantanti molto diversi tra loro (nonché dal suo timbro vocale) e talvolta anche distanti nel tempo (basti pensare che, come lei stessa osserva, quando ha ascoltato una canzone come “Save My Life”, aveva solo quattordici anni), scegliendo saggiamente di non provare ad assomigliare ai suoi predecessori bensì reinterpretandoli con il proprio stile, con risultati in qualche caso particolarmente ben riusciti, come per “Nightfall” o “Ravenheart”. Peraltro, ha dimostrato la sua versatilità nei brani nuovi, dove canta praticamente di tutto, tra normale cantato in chiaro, passaggi in growl e canto lirico. Un altro aspetto, questo, che svela dunque anche alcuni indizi circa la direzione che la band sembra voler prendere con il prossimo disco. Un po’ surreale il finale, dove la formazione è uscita per concedere un bis quasi nel silenzio del pubblico: nonostante ci sembra siano piaciuti, per quanto ancora forse un po’ in fase di rodaggio, non c’era evidentemente grande convinzione nè desiderio a sentire eventuali encore, ma la formazione tedesca è tornata sul palco con la scusa di presentare i membri del gruppo uno per uno – con tanto di ingresso trionfale per ogni nome – per poi suonare un’altra canzone tra gli applausi generali. Insomma, il calore nei loro confronti in generale non è mancato, ma sembrava esserci un po’ fretta di ascoltare gli headliner.
Setlist:
You Will Never Be Our God
Death To The Holy
Reborn
Nightfall
Now And Forever
Save My Life
The Undiscovered Land
Ghosts
Ravenheart
Encore:
Valentine
VISIONS OF ATLANTIS
I protagonisti della serata non tardano ad arrivare: come dicevamo, il pubblico è impaziente e che ci sia fame di concerti, dopo la lunga sospensione a causa della pandemia, lo dimostrano la presenza delle numerose persone intervenute e la voglia di divertirsi, che si percepisce in maniera evidente. Quello proposto dai Visions Of Atlantis non è un semplice concerto, bensì un vero e proprio spettacolo, dove tutto è stato curato nei minimi dettagli: il tema è quello piratesco, dai costumi agli accessori, (i boccaloni di birra da osteria o cannocchiali utilizzati dai due cantanti in maniera teatrale), oltretutto con un bellissimo gioco di luci per tutto lo show. Se gli Xandria sono in una fase di ricostruzione, i Visions Of Atlantis sono invece una macchina ormai consolidata, con un perfetto amalgama tra i vari musicisti: di grande potenza ed impatto la sezione ritmica, dove si trova il cuore pulsante del gruppo, dato che il batterista Thomas Caser è il veterano della band, sensibilmente rinnovatasi sotto la sua guida nel corso degli anni, con risultati visibili.
I due cantanti, Clémentine Delauney e il nostro Michele Guaitoli, mostrano ormai un perfetto feeling tra di loro e dialogano anche molto con il pubblico, certamente con una serie di battute già previste per ogni concerto, ma c’è spazio per improvvisazioni, dovute soprattutto al fatto che Michele gioca in casa e può parlare anche in italiano, sconvolgendo un po’ la scaletta di routine. Guaitoli si dimostra peraltro un oratore molto convincente quando riesce a farsi restituire il cappello da corsaro lanciato da Clementine verso il pubblico (“Abbiamo fatto 78 concerti ed è sempre tornato… Non mi fate fare brutte figure proprio qui!“) o quando riesce con il suo discorso a far saltare tutti, ma proprio tutti, sulle note della bellissima “Melancholy Angel”. Sottolineiamo il fatto che giocasse in casa perché questo conferma come Michele sia ormai davvero un frontman di caratura internazionale (e, in tal senso, gli italiani non sono poi tantissimi), che ha contribuito non poco al successo dei Visions Of Atlantis sia con l’ultimo album, del quale stasera sono state suonate gran parte delle canzoni, sia con il precedente “Wanderers”. Notiamo, comunque, come la band proponga praticamente solo brani scritti da quando è entrata in formazione Clémentine alla voce, cioè da “The Deep & The Dark” (anzi, se non abbiamo capito male, presentando questa canzone la cantante ha aggiunto, quasi sussurrando: “Dove tutto è cominciato”) con un’unica eccezione per “New Dawn”, a testimonianza dunque di quanto la vocalist francese si senta grande protagonista, insieme agli altri nuovi membri del gruppo, della forza, della determinazione e della passione che il gruppo dimostra di possedere. Il risultato è un successo sempre crescente, del tutto meritato, perché anche questa sera i Visions Of Atlantis hanno saputo offrire una bellissima serata e un ottimo spettacolo.
Scaletta:
Master The Hurricane
New Dawn
A Life Of Our Own
Clocks
The Silent Mutiny
In My World
The Deep & The Dark
A Journey To Remember
Mercy
Heroes Of The Dawn
Freedom
Melancholy Angel
Pirates Will Return
Legion Of The Seas