Live report a cura di Raffaele "Salo" Salomoni
E finalmente è arrivato il momento per la tappa milanese dei grandiosi W.A.S.P., che in un freddo ed umido martedì di fine novembre hanno portato una ventata di energia in una città già assopita dai preparativi natalizi e dalle sindromi influenzali. Nonostante una affluenza di pubblico non particolarmente copiosa all’Alcatraz, i quattro ‘pervertiti’ hanno dato il meglio di sé…
W.A.S.P.
Questa sera, in quel dell’Alcatraz, in molti stanno attendendo che Blackie e company salgano sul palco: l’assenza di band di supporto, l’assenza della celebre asta del microfono multifunzione (oscillazioni estreme e fuochi d’artificio), la totale mancanza di scenografia, ad eccezione dello schermo centrale, su cui verranno proiettati i video dei classici band durante l’esecuzione degli stessi. Insomma, non sappiamo bene cosa aspettarci dai nostri cari W.A.S.P.. Alle nove in punto partono le note dell’intro “Mephisto Waltz”, e nell’ovazione generale ecco entrare i gregari, su cui spicca il sempre scatenato Mike Duda, bassista e supporto indispensabile al Blackie di oggi, un po’ imbolsito dall’età e dagli eccessi, ma sempre dannatamente magnetico, energico ed affascinante. Alle note di “On Your Knees” ecco che si manifesta il corpulento frontman, più in forma che mai. I volumi sono a tratti insostenibili, ma la voce di Lawless si eleva a livelli di eccellenza (facciamo finta di non accorgerci che qualche porzione dei brani è cantata spudoratamente in playback), esaltando l’audience con classici immortali come “L.O.V.E. Machine”, “Wild Child”, “Arena Of Pleasures”, “I Wanna Be Somebody”; tutti riproposti in modo perfetto, senza sbavatura alcuna. Anche i pezzi estratti dagli ultimi capitoli discografici della band brillano di nuova luce in questa nuova veste live, se non fosse che in occasione dei ritornelli di “Crazy”, a causa di qualche ingenuità di troppo di Lawless, diviene ancora più facile intuire il vecchio e caro trucchetto delle vocals registrate. E allora ecco che ci sopraggiunge una domanda: alla luce della forma vocale ancora buona del frontman, dimostrata nei punti dove sta obiettivamente cantando, e vista la fama ormai secolare della band, è davvero di così vitale importanza mostrarsi perfetti e ‘leccati’ sul palco come se ci si trovasse in studio? Insomma, non stiamo parlando di Britney Spears, che senza questi accorgimenti finirebbe per mostrare inesorabilmente la sua vuotezza; stiamo parlando di una band che, eccessi a parte, ha anche qualcosa di profondo da dire, e la cui reputazione ormai parla chiaro. Ma lasciamo perdere queste disquisizioni, in quanto sembra che la maggior parte del pubblico presente non si sia accorta di questo ‘vizietto’. Quello che ci rimane è il ricordo di un concerto formalmente perfetto, senza sbavature.
Setlist:
Mephisto Waltz (Intro)
On Your Knees
The Real Me
L.O.V.E. Machine
Crazy
Babylon’s Burning
Wild Child
Arena Of Pleasures
Hellion/I Don’t Need No Doctor /Scream Until You Like It
Chainsaw Charlie
The Idol
Take Me Up
I Wanna Be Somebody
Heaven’s Hung in Black
Blind In Texas