17/05/2023 - WATAIN + BØLZER + CONCRETE WINDS @ Campus Industry Music - Parma

Pubblicato il 20/05/2023 da

Report di Giacomo Slongo

Per i Watain è di nuovo tempo di diffondere il loro verbo diabolico – ovviamente condito da esalazioni di morte e sangue rappreso – per il Vecchio Continente. Un tour dal carattere più intimo e underground rispetto a quello che a settembre ha visto la formazione svedese passare anche dal nostro Metalitalia.com Festival, con Erik Danielsson e compagni a vestire questa volta i panni di soli headliner di un pacchetto completato dal black/death istrionico e umorale dei Bølzer e dall’aggressione senza compromessi dei Concrete Winds.
Tre le date italiane, parecchia confusione sul dove collocare la seconda e un interrogativo che, a fronte dell’affluenza registrata proprio il 17 maggio in quel del Campus Industry Music, sorge spontaneo: qual è l’effettivo appeal degli autori di opere come “Casus Luciferi” e “Lawless Darkness” dalle nostre parti? La risposta suggeritaci dalla serata emiliana è ‘non molto’, dal momento che il locale ci si è presentato semivuoto e bazzicato da poco più di un centinaio di spettatori, ribadendo il divario esistente nel Bel Paese fra i numeri registrati dai black metaller di Uppsala e quelli di altri colleghi scandinavi (Marduk? Mayhem?).
Se dal punto di vista dell’affluenza non si può insomma giudicare questa calata di Watain e compagni di merende un successo, di certo non favorita dalle alluvioni abbattutesi sulla Romagna, da quello del valore delle performance – per fortuna – il discorso cambia, offrendo un torbido e pregevole spaccato su ciò che il metal estremo, quando interpretato a simili livelli, è in grado di generare in sede live…

Come detto, è il trio finlandese dei CONCRETE WINDS a dare il ‘la’ alla serata. Parliamo indubbiamente di una delle realtà più feroci e ‘no compromise’ emerse dal circuito europeo negli ultimi anni, qui alla grande occasione per affacciarsi un pelo oltre gli ambienti finora frequentati, e possiamo dire che l’impatto sprigionato sul palco di Parma non ne abbia smentito la fama.
I concetti espressi in sede di recensione o in occasione della data al Kill-Town Death Fest 2021 possono essere qui ripetuti senza indugi, con la coppia di chitarristi formata da P.J. (anche al microfono) e da Mika a macinare una serie di carneficine-lampo aizzati dalla prova dietro i tamburi di Mikko, vero asso nella manica del progetto grazie alla sua capacità di combinare fantasia e velocità da infarto su una base di suoni à la Angelcorpse/Necrovore/primi Morbid Angel degenerata e sferragliante.
L’esperienza del concerto è di fatto un’apnea di riff come lame di un tritacarne, blast-beat parossistici e assoli fischianti, un tuffo nel black/death/thrash più bestiale e vicino al concetto di rumore bianco, ma – bisogna dirlo – incapace di essere davvero memorabile per via di suoni impastati e approssimativi che smorzano inevitabilmente l’efficacia di alcuni riff. Qualcosa, all’altezza di episodi come “Sulphuric Upheaval” e “Dissident Mutilator”, ‘passa’, tuttavia il grosso dello show scivola in un caos tanto stordente quanto interlocutorio. In Danimarca, con un altro impianto a disposizione, l’effetto complessivo era stato sicuramente diverso.
Di ben altra eleganza e profondità, invece, il concerto dei BØLZER, ma la cosa ovviamente non rappresenta una sorpresa per nessuno. È da più di un decennio, infatti, che KzR (chitarra, voce) e HzR (batteria) si mettono al servizio di una proposta obliqua e personale, in grado di fondere black, death e suggestioni progressive in un amalgama dal fortissimo impatto emotivo, e le innumerevoli date live accumulate lungo il percorso ne hanno consolidato la fama di talenti anche più delle varie opere in studio.
Capita così che, pure in una serata ‘storta’ per la voce del frontman, il duo svizzero riesca a portare ampiamente a casa il risultato, indovinando ogni passaggio della scaletta, non sbagliando nulla in termini di resa strumentale e trovando anche il tempo di presentare un inedito che ci lascia sperare ottimamente in vista del seguito dell’EP “Lese Majesty” (2019).
Per quanto non incappi mai in vere e proprie ‘stecche’ o battute d’arresto, l’ugola del cantante/chitarrista è lontana dall’essere quella delle occasioni migliori – un po’ spenta nell’urlato, arrancante nel pulito e negli ululati che da sempre contraddistinguono la proposta del gruppo – ciononostante, vuoi per la qualità intrinseca del materiale, vuoi appunto per la dose di esperienza messa in campo, non possiamo dire che la resa di episodi come l’opener “Roman Acupuncture”, “The Archer” o del ‘classicone’ “Entranced by the Wolfshock” sia deludente o poco appagante, con KzR che, al netto delle difficoltà vocali, non perde nulla del suo carisma sul palco.
Venendo all’inedito, quest’ultimo spicca immediatamente per una vena ‘catchy’ e impattante forse mai così definita, guarnita dal solito, inconfondibile gusto per le melodie eroiche che rende ogni composizione dei Bølzer una sorta di canto omerico in salsa death-black. Li abbiamo visti in condizioni migliori? Indubbiamente. È stato comunque un bel concerto? Assolutamente sì. Sempre e solo applausi per loro.
Se i Bølzer hanno alzato di parecchie staffe il livello qualitativo della serata, i WATAIN lo portano a raggiungere l’eccellenza assoluta. Sono da poco passate le 22.00 quando il rituale degli svedesi ha inizio su un palco adornato come non mai di ossa animali e umane, e bastano davvero pochi istanti per accorgersi dello stato di grazia in cui versano i Nostri e della cura riposta nell’allestimento della loro performance.
I suoni sono di gran lunga i migliori della serata, crudi ma al contempo potenti e definiti, mentre l’interpretazione – fin dall’intro strumentale di “Night Vision” – non lascia spazio a dubbi sulla foga che, a dispetto della platea scarsissima, verrà messa in campo per offrire comunque uno show di cui parlare per i giorni e le settimane a venire. Non è certo la prima volta che chi scrive ha modo di saggiare la prestanza live del quintetto, ma l’impressione con il passare dei minuti è che, fra il suddetto piglio e una setlist clamorosa, la data parmense possa essere quella più viscerale e memorabile; uno spaccato di fanatismo e resa strumentale di prim’ordine all’interno del quale il calore sprigionato dalle singole performance arriva come una vampata di fuoco in pieno volto, a riprova di come l’attitudine di Erik Danielsson e compagnia non sia esattamente quella algida e distaccata della stragrande maggioranza dei colleghi pittati.
Il movimento sul palco è costante, con il frontman via via sempre più esagitato e rapito dalle trame della musica, mentre i brani si succedono attingendo con oculatezza dall’intera discografia. Ridimensionato lo spazio concesso a “The Agony & Ecstasy of Watain” rispetto alla tournée dello scorso autunno, con il singolo “The Howling” a svettare ancora una volta tra gli estratti, il resto della scaletta ha ribadito la tendenza dei Watain al non volersi ripetere troppo, dando sì spazio ai cavalli di battaglia (da brividi, come sempre, “Devil’s Blood”, sul finale cantata eccezionalmente dal bassista Alvaro Lillo mentre Erik era impegnato a spargere sangue di maiale sulle prime file), ma infilando pure diversi episodi inaspettati o riesumati dopo anni di oblio, dalla macabra “Total Funeral” alla strepitosa “Waters of Ain”, suite di quindici minuti che ha suggellato nel migliore dei modi il concerto con i suoi assoli melodiosi e trascinanti.
A fronte di show del genere, in cui l’ardore è sembrato davvero quello di una realtà giovane e affamata, non ci resta che tributare i giusti onori a quella che, con ogni probabilità, è la migliore black metal band live di questa generazione. Leggende non per caso.

Setlist:
Night Vision
Ecstasies in Night Infinite
Legions of the Black Light
The Howling
Sworn to the Dark
Sacred Damnation
Serimosa
Devil’s Blood
Total Funeral
On Horns Impaled
Malfeitor
Waters of Ain

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