NOVEMBRE
Niente da fare, la musica dei Novembre è talmente particolare e complessa da comprendere che la solfa è sempre la solita: se non si conoscono bene i pezzi e le linee vocali del grande Carmelo Orlando, si fa fatica ad apprezzare completamente la band dal vivo. I ragazzi partono al buio, solcato soltanto da ghiaccio secco e fari azzurro mare che richiamano il colore dominante dell’artwork di “The Blue”: “Anaemia” apre le danze e, nonostante volumi un po’ troppo alti, mostra il quartetto romano in buonissima forma, evidenziata dal solito, gigante drumming di Giuseppe Orlando e dalla vivacità solista di Massimiliano Pagliuso. Ottimo anche l’apporto musical-scenografico del nuovo bassista Luca Giovagnoli, ben udibile e presente. Il tempo a disposizione non è molto, quindi lo si impiega per lo stretto necessario: a quanto pare la data di Milano viene registrata per un futuro DVD; peccato però che molto del pubblico presente dia l’impressione di attendere solo gli headliner e non partecipi più di tanto alla performance di Carmelo & Co.. “Argentic” e “Bluecracy” sono gli altri due estratti da “The Blue”, probabilmente i più orecchiabili della sua tracklist, mentre “Nostalgiaplatz” e “My Starving Bambina” vanno a rimpinguare il reparto classici (o meglio, “Classica”); poco altro più e la chiosa obbligatoria di “The Dream Of The Old Boats”, eseguita con trasporto e foga passionali e finalmente con un’audience all’altezza della situazione. Tutto sommato una buona prestazione per i Novembre: vorremmo tanto vederli headliner per una volta, giusto per sentire anche brani poco o mai eseguiti dal vivo. Speriamo in una prossima occasione, possibilmente a breve…
WITHIN TEMPTATION
I Within Temptation sono un grande gruppo, nulla da dire: per chi, come il sottoscritto, se li ricorda esemplari nel debutto “Enter” e poi li ha un po’ persi di vista, ora fa un po’ specie il moderno suono gothic-pop-metal sinfonico proposto dal quintetto olandese. Ma tant’è: il successo è enorme e buona parte di esso è dovuto alla voce, alle grazie e al carisma di Sharon Den Adel, la frontgirl probabilmente più dotata attualmente sui palchi. La bravura è indubbia e la bellezza idem, ma non sono queste doti a renderla affascinante (o perlomeno, non solo): Sharon trasporta sul palco un’energia incredibile, elargisce sorrisi a destra e a manca, muove in continuazione il braccio destro al ritmo della musica, è grintosa, delicata, sinuosa, mai ridicola: un’opera d’arte in carne ed ossa, in pratica. I quattro compari, inevitabilmente, fanno la figura dei comprimari, sebbene tastierista e chitarrista accennino tentativi di protagonismo ogni tanto. Il suono è perfetto fin dai primi secondi di “Jillian” ed è incredibile come la Den Adel sia limpida e super-intonata fin dal primissimo vocalizzo. La scenografia è molto curata, con gargoyle e statue a ridosso di batteria e keyboards, mentre sullo sfondo scorrono immagini diverse per ogni brano, per una visione d’insieme molto d’effetto e appagante. Niente a che vedere con la mega-scenografia presentata all’Evolution 2006, ma la professionalità della band è esemplare. Poi ci sono i pezzi, ovviamente, croce e delizia del genere suonato dai Within Temptation, i quali danno sempre il meglio nelle sezioni più potenti ed epiche, magari contornate dai gorgheggi senza senso di Sharon. “The Heart Of Everything” fa la parte del leone, con la discussa scelta di riproporre la voce campionata di Keith Caputo in “What Have You Done” e la magica interpretazione piano-voce in “Forgiven”. Certo i classici non sono mancati, ed ecco allora “Stand My Ground”, “Angels” e la vecchia “Ice Queen”. Una sequenza impressionante di brani ed emozioni, per circa un’ora e mezza di concerto, tutta svolta al massimo delle potenzialità e senza nessun intoppo. Come dicevamo sopra, i Within Temptation sono un gran gruppo, piaccia o meno la loro musica. Arrivederci anche a loro!