26/06/2014 - WITHIN TEMPTATION + TEMPERANCE @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 04/07/2014 da

A cura di William Crippa
Fotografie di Francesco Castaldo

26 giugno 2014, il giorno dopo lo straordinario concerto degli Aerosmith a Rho, Metalitalia.com è presente al ritorno in Italia dei Within Temptation. La band, forte di un attaccamento quasi morboso da parte dei fan, che la promuovono costantemente tramite i social network, in passato ci ha abituato a sontuosi sold-out, e questo ci aspettiamo stasera; è incredibile constatare, al nostro arrivo all’Alcatraz, che il locale è pieno solamente per un terzo, e tale rimarrà a fine serata. Certo, il prezzo del biglietto supera i 40 euro, l’ultimo album non è stato proprio apprezzato da tutti i fan e la lista delle band che sono passate e passeranno per Milano nei mesi di giugno e luglio è pressochè infinita; ma vedere così poche persone presenti è comunque una sorpresa per noi. Arrivano in fretta le 20 ed è ora di saggiare le capacità dal vivo dei Temperance…

 

Within temptation - locandina milano - 2014

TEMPERANCE
Aprono la serata gli italianissimi Temperance. La band piemontese, nata solamente un anno fa dalle ceneri dei Bejelit e fresca del debutto omonimo uscito qualche mese fa su Scarlet Records, irrompe sulle assi dell’Alcatraz sulle note di “Tell Me”; il pubblico ci mette poco a farsi coinvolgere, anche se i Nostri, ad eccezione della rossa cantante Chiara Tricarico, appaiono molto statici, forse non abituati a palchi così imponenti. I suoni non sono buonissimi ad inizio set, ma vanno migliorando via via che il concerto prosegue, per l’evidente soddisfazione della band e del pubblico, davvero colpito dal modern metal Amaranthe-style del combo novarese. “Hero”, “Breathe”, “Deja Vu” e “Lotus”, tutti brani tratti dal debut album, vengono proposti in sequenza, prima che “To Be With You” chiuda la mezzora a disposizione del gruppo, che scende dal palco tra gli applausi di un’audience conquistata sul campo.

 

WITHIN TEMPTATION
Ore 21, le luci nell’Alcatraz si spengono e sull’immenso schermo che troneggia sul retro del palco appare la scritta ‘Milan’, che fa esplodere i presenti in un boato. Un filmato introduttivo porta all’ingresso della band on stage, con Sharon che appare per ultima nella parte rialzata del palco, strutturato su due livelli. Apertura di concerto con “Let Us Burn”, con la vocalist che troneggia di fronte allo schermo sul quale vengono proiettate imponenti fiamme. Davvero in forma stasera la signora Westerholt: considerando che a luglio la signora, madre di tre figli, compirà 40 anni, e che ad occhio e croce stasera non gli si darebbero neppure trenta anni, i complimenti sono d’obbligo. ‘Hello Milan, it’s so good to be here with you again!’, prima che partano sullo schermo le immagini dal videoclip di “Paradise” per il duetto tra Tarja e Sharon, molto coinvolgente, con il pubblico che si lancia in grandi cori scandendo ‘what about us?’; via la giacca ed è il turno di “Faster”, dal vivo davvero tamarra, accompagnata da immagini motoristiche dal maxischermo. “Iron”, prima che Sharon prenda la parola: ‘Milano, ci sarebbero molte cose che vorrei dire… benvenuti, o bentornati a chi ci ha già visto dal vivo in passato… ma l’unica cosa che riesco a dire è grazie, grazie davvero!’, frase che fa esplodere lo scarso pubblico; si prosegue con la decisamente pop “Edge Of The World”, in forte contrasto con le seguenti “In The Middle Of The Night”, molto dura in versione live, durante la quale il logo della band appare sullo schermo avvolto da grandi fiamme, e “Our Solemn Hour”, che vede il pubblico lanciarsi in grandi cori scandendo ‘Sanctus – Espiritus’, aizzato dalla frase che appare in stile karaoke sullo schermo. Due considerazioni in corsa: la band stasera è in ottima forma, suona davvero bene, supportata da suoni all’altezza, e colpisce l’atteggiamento di Sharon, non la diva suprema che siamo abituati a vedere, ma una ragazza ‘normale’ che ride, scherza e gioca con il pubblico, per un cambio di atteggiamento dal vivo che assomiglia molto a quello riscontrato nell’altra grande diva, Tarja, in occasione dei recenti concerti italiani. La Den Adel sale al piano superiore dello stage e volta le spalle ai fan, in cerca di concentrazione, dando poi il via ad una intensissima “Angels”. È ora di ben due duetti virtuali, con Howard Jones, ex Killswitch Engage, prima, per una gradevole “Dangerous”, e con il rapper Xzibit per “And We Run”, durante la quale il pubblico tiene con le mani il tempo del rapper per una scena che ha davvero poco di metal. La band scende dal palco e le proiezioni riportano il famoso, suggestivo e crudo intro di “Elements”, che porta a “See Who I Am”; “Stand My Ground” e “The Cross”, accompagnata da un video contro la chiesa, che vede il pubblico scatenato nell’imitare il famoso vocalizzo che caratterizza questo brano, prima che la cantante venga presa d’assalto dai membri del fanclub italiano, organizzati alla perfezione ed armati di decine di rose che lanciano sul palco alla volta dell’olandese. “Mother Earth”, molto intensa, porta alla pausa. L’encore si apre con “What Have You Done”, ennesimo duetto virtuale, stavolta con Keith Caputo, durante la quale Sharon si mette al collo la bandiera italiana che le viene passata dal fanclub, mentre tra le mani brandisce un pupazzo arrivato dal pubblico, prima della cover di Lana Del Rey, “Summertime Sadness”, che invero risulta un poco stucchevole, e porta via spazio ad altri brani. È ora del finale, ma, prima di “Ice Queen”, alla cantante passano una maglietta dell’Olimpia Milano; Sharon se la mette davanti e, non sapendo cosa sia, esclama sorridente ‘Oh, this is sexy’, prima di aizzare l’audience in visibilio nel classico ‘oh-o’ che da sempre accompagna il brano di chiusura. Uscendo dal locale la considerazione principale è che si sia assistito ad un concerto, sicuramente gradevole, a tratti molto più pop che metal, complice la scelta dei brani proposti e l’esecuzione di questi; ottima la tenuta audio del set e strepitosa la resa visiva del maxischermo. Rimane aperta la questione dello scarso pubblico intervenuto.

 

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