12/07/2012 - WOLFMOTHER + THE ANSWER @ Atlantico - Roma

Pubblicato il 15/07/2012 da

Le cifre, più o meno vere, parlano di circa due milioni di dischi venduti dai Wolfmother, gruppo fra quelli più in ascesa nella scena rock mondiale. Il tour italiano della band di Andrew Stockdale ha previsto tre date, fra cui quella di Roma, organizzata presso l’Atlantico Live (per i romani di vecchia data, l’ex Palacisalfa). Dentro, i venti dai nomi mitologici che riscaldano ancora di più una Roma già calda di suo d’estate; l’afa è insopportabile in assenza di aria condizionata. Che gli australiani siano ancora troppo “piccoli” per il Rock In Roma che si svolge ogni estate a Capannelle, rigorosamente all’aperto? Ad ogni modo, il pubblico, nonostante la grande quantità di concerti in programma nelle serate romane, e la crisi imperante che non risparmia neanche il portafoglio degli amanti dei live, ha risposto bene affollando il locale, quasi pieno. Ad aprire per gli australiani un’altra nuova realtà del rock degli ultimi anni, i The Answer. Il combo irlandese, assurto a notorietà extraeuropea quando venne scelto dagli AC/DC come gruppo d’apertura per la prima tranche del tour di supporto per “Black Ice”, era già stato a Roma qualche tempo fa, nelle vesti di headliner. Ora per loro il compito di aprire per gli Wolfmother, di cui si sono dimostrati grandi fan. Di seguito la nostra testimonianza di una serata di grande Rock ‘N Roll!

THE ANSWER

Sono da poco passate le nove quando salgono sul palco i quattro di Belfast, Irlanda del Nord. La folla li saluta calorosamente – molti sono loro fan – e loro attaccano subito con “Under The Sky”. Il “roscio” Cormac Neeson afferra l’asticella del microfono e la molleggia a sé con insistenza mentre saltella sulle note del pezzo che apre il primo disco del gruppo. Un inizio devastante, quindi. Immediatamente, senza perdersi in tante chiacchiere – il tempo è tiranno quando si apre per gruppi blasonati – si passa a “Vida (I Want You)”, primo brano estratto dall’album “Revival”, attualmente in promozione. Il pubblico, precedentemente istruito e allenato su come supportare la band durante il ritornello, partecipa vivamente all’esecuzione del brano, uno del nuovo corso e quindi più “pop”. Segue subito “Trouble”, sempre dall’ultima fatica in studio, prima di un’esplosiva “Never Too Late”. Il tempo di sistemare qualcosa che non va nella batteria, lasso temporale riempito con un mini assolo di chitarra, e parte una granitica “Too Far Gone”, composizione fra le più famose ed estratta da “Everyday Demons”, album strepitoso. Ma è quando tirano fuori l’anima blues che i The Answer danno il meglio. Il classico “Preachin’”, dal debutto “Rise”, è un pezzo di caratura mondiale, dal vago sapore gospel, e non manca di coinvolgere tutti gli astanti, galvanizzati dalla jam che caratterizza l’esecuzione dal vivo di questo pezzo. I The Answer eseguono anche “Rise”, pezzo neo-melodico diremmo, pubblicato come singolo nei vari mercati digitali giusto qualche giorno fa. Evidente la svolta stilistica dei nordirlandesi, decisi forse ad allargare la loro audience risultando più facilmente godibili. Quando manca poco alla fine del loro tempo, circa quaranta minuti, viene scelta “Waste Your Tears” per salutare il pubblico, non prima di averlo ringraziato e di avergli dato appuntamento al banco del merchandise dove i Nostri si intrattengono per molto tempo, soprattutto a ricevere complimenti e pacche sulle spalle.

WOLFMOTHER

Alle 22 e 20 in punto il palco dell’Atlantico viene presidiato in ogni dove. Sono in cinque a materializzare il combo australiano, fulgido cardine della nuova scena rock internazionale. Dopo il tutto esaurito fatto registrare lo scorso anno a Milano, anche Roma non manca di rispondere in forze allo show. Una schitarrata di Stockdale e si parte: è “White Fever” a esaltare subito i fan. Si inizia a saltare, mentre il cantante scalda la sua voce. Man mano che si va avanti, infatti, il ricciolo moro, vestito alla Kravitz, non manca di scatenare la sua ugola. Se ne ha un esempio roccioso su “California Queen”, opener dell’album “Cosmic Egg”. Su questo brano la voce è impressionante, sembra che l’artista in dei momenti la freni, quasi a non voler spaccare tutto. I suoni sono perfetti, ben bilanciati, e risaltano l’affiatamento live degli Wolfmother. Su “Dimension”, secondo brano della scaletta, comincia la prima jam del gruppo. Si canta, si balla e si allungano i brani, arrangiati con gli strumenti più vari come maracas, armonica, bonghi e via dicendo. Ad impressionare è “Dimension”, dove non ci sono freni all’estensione vocale, roba da far venire i brividi e porre istintivamente subito le mani a protezioni delle orecchie. “Cosa posso dire, che amo il mio lavoro!”, dice Andrew, accompagnando la frase con un sorriso sincero, quello di chi sa di avercela fatta ad emergere. Cambia la sua chitarra, ne prende una a doppio manico, necessaria per eseguire “White Unicorn”, brano fra i più ispirati fra quelli che non hanno un ritmo coinvolgente o tirato. E quindi lo show è nel pieno del suo vigore, con gli artisti galvanizzati almeno quanto la platea, danzereccia e saltellante nonostante il caldo sahariano. Il repertorio è lungo, andiamo a memoria citando “Cosmic Egg”, “Apple Tree” e almeno un nuovo brano prima della strepitosa accoppiata “Colossal-Joker & The Thief”. Ovviamente la canzone più celebrata, nonché più attesa dal pubblico, è “Woman”, sulla quale si improvvisa per oltre dieci minuti. Preceduta da un interludio interminabile, il brano vede il pubblico scatenarsi nelle forme più varie: dalla virilità maschile del pogo agli abbracci e baci delle coppie (tante) passando per i balli nelle forme più varie, mentre Stockdale si improvvisa arrampicatore sui tubi Innocenti che reggono le luci. Sul palco c’è anche Corman dei The Answer, chiamato proprio dal leader degli australiani, che durante la parte centrale del palco urla al microfono in compagnia di qualche fan salito a fare coreografia. Alla fine, i sorrisi e gli applausi del pubblico raccontano la soddisfazione del concerto e la consacrazione per gli Wolfmother – come se ce ne fosse bisogno! – a band destinata a crescere sempre di più. Dal vivo, già oggi, sono maestri dello spettacolo e sanno come intrattenere per due ore le grandi masse, rigorosamente a dosi di Rock ‘N Roll.

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