Le mille e una nota del neoclassic guitar hero!
YNGWIE MALMSTEEN
Il viaggio verso Marghera ha avuto non pochi contrattempi, fra cui ben tre code di 5 km l’una causate da una serie di lavori in corso sparsi per l’autostrada! Arrivati appena in tempo, riusciamo ad entrare nel locale, a girare in lungo ed in largo tra security, addetti, baristi, fino a quando finalmente raggiungiamo il camerino di Yngwie Malsmsteen per poter fare la nostra intervista (che leggerete a breve su queste “pagine”): il “Maestro”, nonostante la sua fama di persona alquanto irritabile, ci ha stupito per la sua cordialità, la sua semplicità ed una voglia di parlare che aveva dell’incredibile! Ma veniamo a noi, lo 041 è una discoteca che pur avendo un’acustica niente male, purtroppo non si rivela il massimo per un concerto, in quanto è tempestata di grosse colonne che limitano la visuale di chi si pone ai lati del locale, in più lo spazio bar è proprio al centro del locale, dove dovrebbe essere il pubblico. Alle 10.30 Malmsteen ed i suoi commilitoni fanno il loro ingresso on stage ed una velocissima “Rise Up” apre le danze! Sin dalle prime note si capisce subito che il chitarrista svedese è in gran forma (anche fisicamente si vede che l’appetito non gli manca…), il suo turbinio di scale suonate alla velocità della luce manda in disibilio la folla che canta in coro insieme all’ex Rainbow Doogie White. La band, almeno all’inizio sembra sufficientemente affiatata e non compie nessun errore, ed anche pezzi come “Ship Of Fools” e “Stronghold” vengono ottimamente suonati. E’ il momento della prima “guitar lesson”, come le definisce Doogie White, i classici intermezzi solisti dove Malmsteen unisce heavy metal a musica classica, esaltandoli nei suoi cavalli di battaglia “Trilogy Suite”, “Black Star” e “Baroque’n’Roll”. Particolare momento di esaltazione per ogni chitarrista che si rispetti è stato durante l’esecuzione di “Cavalino Rampante”, dove con un orchestra pre-registrata il Maestro si prodiga in assoli precisi e di gran classe. Non è finita, una chitarra acustica viene posta sul palco e subito dopo partono le note di “Dreaming”, toccante ballad tratta dal disco “Odyssey”, ed ancora una volta pubblico e singer si sovrappongono fino a formare una sola voce. La seconda guitar lesson si è invece rivelata un attimino più pesante, dopo i quasi venti minuti di Yngwie, è stato il turno solista di tastiera, basso e batteria che non hanno risparmiato un pubblico ansioso di sentire altri brani. Arrivano i primi dolori: le magiche note di “You Don’t Remember, I’ll Never Forget” iniziano con un guasto tecnico al microfono di Doogie White che, visibilmente spaesato (non me lo sarei aspettato da un professionista come lui), ha continuato a guardarsi attorno finchè il buon Yngwie gli ha indicato di usare il suo microfono. Non contenti, sempre su quel pezzo, il tastierista Joakim Svalberg è andato fuori tempo suonando sempre più veloce…un capolavoro mezzo rovinato. Il resto del concerto è passato senza intoppi, segnaliamo un’epica e commovente “Valhalla”, l’immancabile “Red House” cantata da Malmsteen in persona ed un breve cenno di “I’m a Viking”. Arriva il momento del bis, ed una cover dei Rainbow, “Mistreated”, infiamma gli animi, mentre chiudere lo spettacolo tocca all’immortale “Rising Force”. Proprio durante l’esecuzione di questo ultimo brano, Doogie White sbaglia in pieno la tonalità di una strofa, quella finale per la precisione, per il resto lo show si è svolto a gonfie vele. Finito il concerto arriva l’immancabile momento di tirare le somme: se da un lato abbiamo visto un Yngwie Malmsteen al top della forma, non è stata altrettanto soddisfacente la band, spesso incerta e poco affiatata, tanto che più volte si notava Yngwie gesticolare con la mano per far partire i suoi msicisti. Tutto sommato comunque, la data di Marghera ha confermato la buona forma dell’axe-man, che ci ha anticipato di essere al lavoro su un prossimo live album (sono infatti state registrate queste date, così come altre tenute in Giappone).