Report a cura di Dario Cattaneo
Fotografie di Francesco Castaldo
Lo ammettiamo: eravamo curiosi. Zakk Wylde dal vivo lo abbiamo visto parecchie volte, sempre in giro per tour o festival con i suoi Black Label Society, ma, considerate le differenze esistenti tra i due “Book Of Shadows” e i dischi targati Black Label Society, era ovvio aspettarsi qualcosa di diverso per questa occasione. Dalle dichiarazioni dell’artista stesso in numerose recenti interviste, lo scopo di quest’ultimo lavoro era di riproporre in maniera più intima e viscerale la musica che lui ama, quel misto di sonorità blues e southern che, in un modo o nell’altro, da sempre rappresenta il suo pedigree come chitarrista. Nella cornice quindi raccolta e intima del bel Teatro degli Arcimboldi, con in mano una quindicina di canzoni prevalentemente acustiche sulle quali sbizzarrirsi con funambolici assoli, non potevamo proprio attenderci uno Zakk migliore di quello che si è esibito lo scorso, piovoso, 9 giugno. Ecco come noi di Metalitalia.com abbiamo visto questa magica serata…
ZAKK WYLDE
Impegni lavorativi ci impongono di perderci il concerto delle 20:00 di Jared James Nichols, e quando arriviamo all’Arcimboldi troviamo una discreta fiumana di persone dentro la struttura e sul piazzale, tutti in attesa che lo storico ex-chitarrista di Ozzy Osbourne dia inizio alle danze. Mentre prendiamo posto in platea, notiamo con piacere come il Nostro abbia comunque optato per un bel fondale rappresentante spogli rami e vecchi teschi: una scelta suggestiva quanto basta per animare l’ampio stage del teatro e per impregnarlo della personalità del signor Wylde, che in quei teschi in qualche modo ci si è sempre rappresentato. L’apertura del concerto è affidata a “Sold My Soul”, estratto del primo capitolo dei due “Book Of Shadows”: come ci aspettavamo, lo splendido brano viene salutato subito da una bruciante bordata di applausi; quello che invece non ci aspettavamo è – dopo nemmeno cinque minuti di concerto – vedere il lungocrinito chitarrista scendere tranquillo dal palco e, sempre impegnato in un assolo estremamente lungo, cominciare ad aggirarsi in mezzo agli astanti della platea bassa, immerso così in un inedito ‘bagno di folla’ che solo in una serata come questa avrebbe potuto aver luogo. Il ritorno sul palco è salutato da applausi se possibile ancora più scroscianti, emessi da un pubblico che, felice, ha da subito capito che questo concerto non sarà come quelli cui è abituato. Il notturno “Book Of Shadows II” prende quindi immediatamente il possesso della scaletta e dai suoi solchi vengono fedelmente riproposte le tre tracce di apertura – “Autumn Changes”, “Tears Of December” e “Lay Me Down”. I suoni sono buoni, la partecipazione anche e i tre brani scorrono piacevolmente, prima che il gioiellino “Road Back Home” torni a risvegliare il ruggito del pubblico, il quale per tutta la serata mostrerà comunque un apprezzamento maggiore per tutti quei brani scritti e pubblicati sul capitolo di venti anni fa. La nuova “Yesterday’s Tears” anticipa un altro grande, lungo, assolo suonato nuovamente in mezzo al pubblico, ma è grazie alla successiva “Between Heaven And Hell”, opener del disco del 1996, che il Nostro si prende la maggior razione di applausi e grida della serata. Zakk Wylde ci sembra veramente in forma: scapoccia a gambe divericate dal suo piedistallo, cammina senza posa sul palco e addirittura si posizione spesso dietro all’elegante pianoforte posto nella zona sinistra del palco, mostrando l’abilità delle sue dita non solo sul manico della chitarra ma anche sui tasti d’avorio. Giunti al giro di boa, abbiamo il tempo di goderci il nostro highlight “Darkest Hour”, brano che viene arricchito dal terzo lungo assolo – e conseguente bagno di folla – dell’esuberante Zakk, prima che gli ultimi due estratti dal primo “Book Of Shadows” chiudano il sipario sulle tracce provenienti da quello storico lavoro. “Eyes Of Burden”, “The King” e “Lost Prayer” del nuovo platter hanno il compito di prenderci per mano e condurci verso la fine del concerto, in un crescendo di sensazioni ora malinconiche, ora dolci e trascinanti. Con la sua sgraziata parlata strascicata da vero uomo degli Stati del Sud, il carismatico frontman presenta infine i fidi compagni della serata, strappando anche qualche risata, prima di concludere una serata perfetta col nuovo singolo “Sleeping Dogs”. Le tende si chiudono sui lunghi e sentiti saluti, stavolta in maniera non metaforica, e ci troviamo a uscire con gli altri presenti convinti di aver assistito in effetti a uno show particolare, a modo suo unico. Acustica perfetta, grande partecipazione e uno Zakk carismatico come non mai: davvero gli ingredienti giusti per una grande serata!
Setlist:
Sold My Soul
Autumn Changes
Tears of December
Lay Me Down
Road Back Home
Yesterday’s Tears
Guitar Solo I
Between Heaven and Hell
Darkest Hour
Guitar Solo II
Throwin’ It All Away
Dead as Yesterday
Eyes of Burden
Way Beyond Empty
The King
Lost Prayer
Sleeping Dogs