8.5
- Band: VISION DIVINE
- Durata: 00:57:14
- Disponibile dal: 25/10/2019
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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Non soltanto i sette anni di distanza dall’ultimo lavoro: è stato probabilmente il singolo “Angel Of Revenge”, pubblicato nel dicembre 2018, ad accrescere la grande attesa attorno a questa nuova uscita dei Vision Divine. “Angel Of Revenge” era infatti un brano che tentava un ‘all-in’, mettendo in fila le migliori caratteristiche del nuovo sound della band, specialmente nel mettere in mostra le doti (già conclamate) del nuovo batterista Mike Terrana e quelle sorprendenti del nuovo vocalist Ivan Giannini. Questo “When All The Heroes Are Dead”, va detto subito, conferma – se non le ingigantisce – tutte le migliori aspettative che si potevano avere in merito.
Ci troviamo davanti a un prodotto in cui sono confezionati una serie di brani tutti altamente coerenti e solidi, piccoli gioiellini che scorrono lasciando tutti il segno. Un fluire musicale (e concettuale) che non disinnesca il power/prog tipico della band, che non tenta ripensamenti riguardanti il power come genere in toto: l’obiettivo di Olaf Thorsen e soci sembra essere quello più nobile di tutti, cioè sottomettersi al desiderio di creare ottima musica, soltanto questo. E quello che ne otteniamo è un album come non se ne sentivano da tempo (e chi ha amato capolavori come “Return To Heaven Denied” dei Labyrinth o “Steam Of Consciousness” degli stessi Vision Divine capirà): elegante ed energico; ricco di virtuosismi ma liscio fino ad essere easy listening; calibrato in ogni passaggio, rendendo palese che ogni singola scelta compositiva ed esecutiva sia stata consapevolmente tesa alla creazione di un’opera monolitica e al contempo variegata.
Se lo zoccolo duro della formazione (il succitato chitarrista Thorsen, l’altro chitarrista Federico Puleri, il bassista Andrea Torricini e il tastierista Alessio Lucatti) si confermano per l’ennesima volta come musicisti incredibilmente dotati, il songwriting generale si impreziosisce del mai troppo acclamato Terrana dietro le pelli, che garantisce una robustezza e una ferocia in fase ritmica così notevoli da denotare tutto l’album come uno dei più speed dei Vision Divine – “The King Of The Sky” e “The 26th Machine” sono esempi lampanti, ma l’apporto del batterista americano inurbato in Toscana è comunque tangibile in ogni frangente di ogni brano. E poi, forse il più atteso al varco, Giannini, che tanto aveva sorpreso con il singolo apripista, si rivela un cantante assolutamente all’altezza del ruolo richiesto, ma anche una vera e propria eccellenza nel panorama power attuale. Non è mai inadeguato o sottotono, non fa mai rimpiangere i nobili predecessori. Anzi, è proprio lui a determinare in larga parte il grandioso risultato finale dell’album: non c’è una melodia vocale stucchevole, non c’è un’esecuzione leziosa, tutto il lavoro vocale rende tangibile il grande desiderio di voler regalare all’ascoltatore un’esperienza vera. Si ascolti la ballad “While The Sun Is Turning Back”, dal mood estremamente classico e che in ogni momento rischia di scivolare nel già sentito: la prestazione di Giannini rende però il brano pieno di pathos ed emotivamente intenso.
“When All The Heroes Are Dead”, irrobustito da un tema profondo che in ogni brano indaga la perdita tutta contemporanea del concetto di “eroe”, è pensato per non deludere nessun tipo di fan. Ci sono pezzi come “Were I God” e “On The Ides Of March” che riprendono alcune movenze dell’ultimo periodo con Lione alla voce; altri brani restituiscono la solidissima idea di un power/prog di classe e altamente personale, come “3 Men Walk On The Moon” e la titletrack. Ma è “300” il vero capolavoro dell’album, dove tutto il meglio che questi Vision Divine possono dare è condensato, con un arrangiamento che unisce riff thrasheggianti a fraseggi di pianoforte, una sezione ritmica compatta e costantemente cangiante, e un ritornello come non se ne sentivano veramente da anni.
Un ottimo album, che sancisce un ritorno prepotente tra i piani alti del metal nostrano. Un disco da ascoltare e riascoltare per ogni appassionato di power (e non solo, ovviamente) fino alla fine – finale dove si nasconde una perla da brividi: l’attore Alex Lucchesi che declama “L’infinito” di Leopardi sulle note di chiusura del brano “The Nihil Propaganda”, chiudendo così il lavoro coerentemente; non in modo epico o stravagante, ma semplicemente da brividi.