AVANTASIA – The Mystery Of Time

Pubblicato il 22/03/2013 da
voto
7.0
  • Band: AVANTASIA
  • Durata: 01:01:57
  • Disponibile dal: 30/03/2013
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast
  • Distributore: Warner Bros

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Un po’ a sorpresa ci colse mesi fa la notizia che ci sarebbe stato un altro capitolo della saga Avantasia. Quando intervistammo Sammet in occasione dell’ultima uscita degli Edguy ci sembrò fermamente convinto che non ci sarebbero stati altri capitoli del fortunato progetto, ma, come dalle parole del cantante stesso che leggerete in un’intervista di prossima pubblicazione, alla creatività non si può mettere un freno, e quasi involontariamente un flusso di idee, poi cristallizzatosi in una nuova storia, ha cominciato a generarsi dalla mente del prolifico artista. Questa dovrebbe essere più o meno la genesi di “The Mystery Of Time”, e l’abbiamo riportata perché può aiutare a capire come mai l’album non mostri la propria copertina nella nostra sezione Hot alla quale il progetto sembrava essere abbonato, e come mai si sia meritato, almeno da parte nostra, ‘soltanto’ un sette. Un voto che nulla vuole togliere alla cifra artistica dell’album in sé, che si rivela comunque curato, potente, interessante e gradevolissimo, ma vuole però sottolineare una certa ‘faciloneria’ sotto certi aspetti che non abbiamo gradito più di tanto. Ci spieghiamo meglio: Sammet con gli ultimi tre album si era mosso con convinzione nella direzione di una proposta musicale di più ampio respiro ma anche di più ampie vedute. Gli accenni folk della canzone “Scarecrow”, il pop metal di “Lost in Space”, gli inattesi input del capolavoro “Death Is Just A Feeling” erano segnali di una creatività straripante, in grado di generare gioielli metal privi dei vari vincoli stilistici e personali imposti dall’ambiente Edguy mantenendo però inalterate le caratteristiche di Sammet stesso come compositore. Adesso troviamo ancora la stessa qualità, ma meno genialità, e meno audacia, forse. Le strutture delle canzoni non rompono più gli schemi anzi, si adeguano a quelli che Tobias stesso ha stabilito mediante i precedenti album. Un esempio può essere l’iniziale “Spectres”, che apre il disco in maniera un po’ troppo simile all’opener omonima di “Wicked Symphony”. Hard rock magniloquente e venato di metal è quindi quello che ascoltiamo, ma con solo qualche sorpresa a livello di struttura nelle imprevedibili parti centrali. Le cose migliorano con la successiva “The Watchmakers Dream”, a conti fatti uno dei pezzi migliori dell’album anche se difetta anch’essa di quella scintilla di originalità che tanto avremmo voluto. Come rimanere però indifferenti di fronte ad un grandissimo ritornello, e alle suggestioni un po’ retro’ delle strofe affidate a Joe Lynn Turner? Le successive “Black Orchid” e “When Clock’s Hands Freeze” mantengono alto il livello dell’album, e ammettiamo che, rapiti dalla spinta di queste prime quattro canzoni, avevamo seriamente valutato un voto più alto. Peccato che già con la successiva ballad “Sleepwalking” si voli decisamente più bassi, nonostante la bella voce di Cloudy Yang. “Savior In The Clockwork” è il classico brano centrale dall’elevato minutaggio, ipotetico punto cardine della storia, ma anch’esso non ci regala l’emozione che ci aspetteremmo, rimanendo esclusivamente una bella suite bene interpretata dai diversi personaggi. La seconda parte del disco ha meno impatto e, a parte la piacevole sorpresa di trovare Eric Martin dei Mr. Big alle prese con il pezzo “What’s Left Of Me” e la qualità delle singole prestazioni e della registrazione a cura del solito Paeth, abbiamo di meno da segnalare. L’impressione finale è che “The Mystery Of Time” ci presenti due volti: uno ‘evolutivo’ più simile all’andamento da “The Scarecrow” in poi, e uno nostalgico riconducibile ai due capitoli di “A Metal Opera”, ma entrambi i volti di fatto li abbiamo quindi già visti. Aspetti diversi ma stesso seminato, possiamo dire, visto che si saccheggia appunto dal passato di Sammet stesso senza creare qualcosa di veramente nuovo. Per rassicurare i fan, e per rendere giusto tributo ad un disco comunque superiore in qualità e quantità all’80% delle uscite di settore, ripetiamo un’altra volta che il livello è comunque altissimo; ma in qualche modo questo disco soffre di un curioso ‘effetto memoria’ che fa sì che non riesca nel compito di darci ‘di più’ rispetto ai capitoli precedenti.

TRACKLIST

  1. Spectres  
  2. The Watchmakers' Dream  
  3. Black Orchid  
  4. Where Clock Hands Freeze  
  5. Sleepwalking  
  6. Savior in the Clockwork  
  7. Invoke the Machine  
  8. What's Left Of Me  
  9. Dweller in a Dream  
  10. The Great Mystery
7 commenti
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